
Ilaria Salis, seppure sia un deputato del Parlamento europeo da oltre un anno, non riesce ancora a staccarsi dalla grammatica poco istituzionale dei centri sociali nonostante sia una rappresentante delle istituzioni e di tutti gli italiani. O forse preferisce mantenere questa linea, anche se inopportuna, visto che i voti le sono arrivati proprio da quell'ambiente. Al pari di molti suoi colleghi di quell'area politica, che si posiziona nell'estrema sinistra, Salis fa l'errore di considerare sbagliato tutto ciò che non rientra nella sua linea di pensiero, a sminuire quel che lei non approva, proprio come fanno gli attivisti che, però, non hanno alcun obbligo istituzionale. Carola Rackete, proprio per questo motivo, ha coerentemente scelto di dimettersi dal parlamento europeo per tornare a fare l'attivista, che le viene senz'altro più naturale dell'europarlamentare.
"Oggi, dopo un anno e mezzo di complice silenzio, il Parlamento europeo ha discusso e approvato la prima risoluzione su Gaza. Una risoluzione debole, ambigua, in certi passaggi persino imbarazzante. Nemmeno il coraggio di chiamare le cose col loro nome: genocidio", tuona Salis dal proprio profilo Facebook, utilizzando un termine che non è stato riconosciuto da alcun organismo internazionale come Onu Unhr, Unione Europea, Usa e Cina. È una chiave di lettura che viene spinta da sinistra e che Salis pretende venga adottata unanimemente nel consesso europeo, spingendolo ad appiattirsi verso le posizioni più congeniali a lei e al suo gruppo.
"Non è una vittoria, non può ovviamente esserlo. Ma non aver avuto nemmeno questa modesta e timida risoluzione, come speravano ardentemente i fascisti amici di Netanyahu, sarebbe stata una sconfitta ancora più pesante. E Israele ne sarebbe stato ben contento. Ieri Von der Leyen, nel discorso sullo Stato dell’Unione, ha annunciato che la Commissione proporrà misure contro Israele: qualche sanzione a “ministri estremisti” e “coloni violenti”, una sospensione parziale dell’accordo commerciale. Misure blandissime. Quasi ridicole", ha proseguito Salis, secondo la quale il merito va solo ai movimenti per la Palestina. Quelli che non hanno mai condannato Hamas, per intendersi.
"È solo la forza della lotta per la Palestina e della solidarietà internazionale ad aver costretto il Parlamento più a destra e la peggiore Commissione della storia dell’Unione a fare un piccolo passo, sì claudicante e gravemente insufficiente, più di facciata che concreto, ma almeno nella direzione giusta", ha proseguito. "Le lotte sociali possono piegare la politica. Che continui la pressione delle piazze, delle manifestazioni, dei blocchi, della Flotilla. Palestina vincerà", ha concluso Salis.