Il patto Macron-Ursula: "sacrificato" Breton per un portafoglio di peso

Dimissioni e j'accuse al commissario Ue: "Ha chiesto di ritirare il mio nome"

Il patto Macron-Ursula: "sacrificato" Breton per un portafoglio di peso
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Nel giorno precedente l'atteso annuncio della Commissione europea da parte di Ursula Von der Leyen, un terremoto si abbatte sulle istituzioni europee con un'infuocata lettera di dimissioni del Commissario al Mercato interno francese Thierry Breton (nella foto) e la rinuncia alla sua candidatura per un ruolo nel nuovo governo dell'Ue.

Non era un mistero che tra la Von der Leyen e Breton non scorresse buon sangue ma le modalità e soprattutto le tempistiche con cui è arrivato il passo indietro del francese lasciano il campo a retroscena e ricostruzioni sull'asse Bruxelles-Parigi-Strasburgo. Difficile immaginare che la bocciatura da parte della Von der Leyen (nella foto) sia stata una scelta non concordata con Macron anche perché, solo poche ore dopo le sue dimissioni, il presidente francese ha proposto la nuova candidatura di Stéphane Séjourné come commissario rivendicando «un portafoglio chiave, incentrato sui temi della sovranità industriale e tecnologica e della competitività europea»Le dimissioni sono arrivate con una lettera pubblicata su X in cui Breton ha accusato la Von der Leyen di aver chiesto al governo francese di sostituire il suo nome come candidato alla nuova Commissione testimoniando «ulteriormente una governance dubbia».

Nella sua lettera Breton si rivolge direttamente alla Von der Leyen: «Lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome - per ragioni personali che in nessun caso lei ha discusso con me direttamente - e ha offerto alla Francia, come scambio politico, un portafoglio che sarebbe più influente. Le sarà ora proposto un altro candidato».

L'ormai ex Commissario al Mercato interno ha aggiunto che «negli ultimi cinque anni, mi sono battuto con tutte le mie forze per difendere e promuovere il bene comune europeo, mettendo da parte gli interessi nazionali e di parte. È stato un onore. Tuttavia, alla luce degli ultimi sviluppi - che evidenziano ancora una volta una gestione discutibile - devo riconoscere che non posso più adempiere al mio incarico all'interno del collegio».

Non si è fatta attendere la risposta della presidenza della Commissione con il portavoce di Ursula Von der Leyen che ha dichiarato: «La presidente prende atto e accetta» le dimissioni del commissario francese Thierry Breton «e lo ringrazia per il lavoro svolto durante tutto il mandato, in particolare per l'approvazione del Digital services act, del Digital markets act».

In realtà in questi anni sono state numerose le frizioni tra la Von der Leyen e Breton a cominciare dalle rimostranze del francese per la nomina (poi ritirata) del tedesco Markus Piper come inviato per le piccole e medie imprese giudicata «poco trasparente».

L'ultima tensione è avvenuta poche settimane fa con la lettera inviata da Breton a Elon Musk prima del dibattito con Donald Trump dai contenuti censori e illiberali attraverso un'iniziativa «personale» e «non concordata né coordinata» (ieri il Ceo di X Linda Yaccarino ha affermato «è un bel giorno per la libertà di parola»).

Sebbene le sue dimissioni avvengano nell'ambito di una più ampia trattativa per la nomina della nuova commissione riguardante anche il portafoglio che verrà assegnato alla Francia, c'è un'ulteriore chiave di lettura come emerge dalle parole dell'eurodeputato olandese del Ppe Dirk Gotink: «Se Breton finirà nel governo Barnier questa settimana, scopriremo il vero motivo per cui se n'è andato». Può darsi che presto torneremo a sentir parlare di Thierry Breton come neo ministro francese.

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