"Scelta condivisibile". La Francia vieta l'abito islamico nelle scuole, l'Europa lo promuove

C'è una divergenza tra l'Europa e i Paesi dell'unione sull'approccio all'islam: Bruxelles promuove il velo, in Italia i soliti noti vorrebbero islamizzare il Paese mentre la Francia vieta ogni simbolo religioso in difesa della laicità

Foto di repertorio
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L'Europa sembra muoversi a due e più velocità, prendendo strade che spesso risultano essere divergenti. Il tema religioso quest'estate ha assunto un ruolo primario in diversi Paesi, compreso il nostro. Tante le polemiche che sono sorte di recente in alcune località balneari, dove in tanti hanno lamentato l'eccessiva presenza di donne di fede islamica che, nel rispetto della propria religione, pretendevano di fare il bagno completamente vestite. Lo stesso è accaduto in alcune piscine del Paese. Curiosamente, questi sentimenti si sono sviluppati nella parte nord-orientale del Paese, quella tradizionalmente più aperta alle nuove influenze culturali. Alcuni sindaci hanno anche annunciato che sono pronti a intervenire con decreti ad hoc per la prossima stagione per vietare questa pratica, che al di là delle polemiche non garantisce adeguata sicurezza.

L'Unione europea, invece, continua a lanciare messaggi subliminali con le sue campagne, nel tentativo di convincere che l'integrazione passi anche dall'accettazione del velo e di tutte quelle esternazioni che connotano l'appartenenza di una donna a una determinata religione. Usi e costumi imposti perché, nel credo islamico, il corpo della donna è sinonimo di peccato e induce l'uomo in tentazione. Eppure l'Europa continua a promuoverlo, in Italia la sinistra si straccia le vesti in sua difesa ma in Francia, Paese tra i più islamizzati d'Europa, il governo Macron ha deciso di vietare l'utilizzo dell'abaya, l'abito tipico islamico, in tutti gli uffici pubblici e nelle scuole. Tutto questo mentre in Medioriente le donne sono pronte a morire per chiedere la libertà di scelta tra indossarlo e non indossarlo.

Il Paese transalpino ha deciso di intervenire anche a fronte di un evidente diffusione dell'abaya tra le studentesse, in particolar modo nelle banlieu, facendo leva sulla laicità dello Stato, sentimento radicato in Francia. "La scelta ha suscitato lo sdegno della sinistra francese sempre pronta a 'tutelare' le comunità islamiche per ragioni elettorali. La scelta francese è sicuramente condivisibile. Mi chiedo a questo punto quale sia la posizione dell’Unione Europea visto che le istituzioni europee costantemente pubblicizzano e promuovono il velo islamico nelle loro comunicazioni ufficiali e sui social network per segnalare i veri eventi", dichiara Silvia Sardone, europarlamentare della Lega, in una nota.

L'esponente del partito di Matteo Salvini sottolinea come per certa "certa sinistra 'opporsi al velo islamico e al burqini è una scelta xenofoba e razzista' dimenticando completamente che tantissime donne sono costrette all’hijab contro la loro volontà".

Eppure le manifestazioni ideologiche in Italia in difesa dei simboli religiosi femminili si moltiplicano e l'Europa continua a promuoverli, "con tanti saluti alle donne iraniane che lottano ogni giorno chiedendo di non avere l’obbligo di mettersi il velo e meno male che qualche mese fa era scoppiata la moda di tagliarsi una ciocca di capelli, con testimonial anche di sinistra".

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