È passata all'Europarlamento la "Strategia sulla parità di genere 2025” con 310 voti a favore, 222 contrari e 68 astensioni. Una strategia volta a implementare le misure legislative (e non) contro la violenza di genere e a favore della salute, del lavoro e della rappresentanza politica.
Gli eurodeputati sollecitano, dunque, la Commissione a proporre al Consiglio l'inclusione della violenza di genere tra i reati gravi e a predisporre le linee guida per l'attuazione della nuova normativa Ue sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, riconoscendo il femminicidio come crimine distinto. Gli eurodeputati chiedono una definizione del reato di stupro basata sul tema del consenso, norma sulla quale proprio oggi in Italia è stato raggiunto un accordo tra maggioranza e opposizione. Nel testo del documento si invita, inoltre, tutti gli Stati membri a ratificare la Convenzione di Istanbul a farlo. Sul fronte sanitario, poi, si chiede di promuovere azioni per garantire l'accesso universale a cure sensibili alle differenze di genere e per colmare il divario nella salute tra uomini e donne, assicurando pieno accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva. Il testo, infine, chiede che il diritto all'aborto sicuro e legale sia incluso nella Carta dei diritti fondamentali dell'Ue, che venga promossa la partecipazione femminile al mercato del lavoro e sollecita infine il contrasto agli attacchi ai diritti delle donne e delle persone Lgbtiq+.
Il testo è stato aspramente criticato dall’eurodeputata Lara Magoni (Fratelli d’Italia – gruppo ECR), coordinatore per il Gruppo ECR in Commissione CULT, per il suo approccio ideologico: “Questo documento – spiega Magoni – sostituisce le soluzioni reali con slogan astratti, dimenticando chi ogni giorno lavora, cresce i figli e affronta le difficoltà della vita. I numeri lo dimostrano: l’aborto è citato trentatré volte, la salute sessuale e riproduttiva venticinque, LGBTQ ventuno e migranti dieci, mentre madre e figli compaiono a malapena. L’Europa sceglie di ignorare le vere priorità: lavoro stabile, sicurezza, sostegno alla natalità e servizi per le famiglie. Si parla di diritti, ma si dimentica la realtà quotidiana delle donne".
Nel corso del dibattito in Aula, diversi interventi hanno evidenziato l’allontanamento delle istituzioni europee dai valori di maternità e famiglia. “Ancora una volta l’Europa ha mancato l’occasione di sostenere chi rappresenta il cuore della nostra società” – prosegue Magoni –. La maternità deve essere riconosciuta come un diritto, non come un limite. Nessuna donna dovrebbe sentirsi costretta a scegliere tra carriera e famiglia: servono politiche che permettano di conciliare entrambe le dimensioni, valorizzando il ruolo delle madri e offrendo sostegni concreti a chi cresce i figli.” L’eurodeputata conclude con un appello chiaro: “Rimettiamo al centro delle politiche europee la vita, la maternità e la famiglia tradizionale.
Solo così potremo restituire all’Europa la sua vera identità, fondata sul rispetto della persona e dei suoi valori conservatori. Oggi, purtroppo, assistiamo all’ennesima deriva ideologica di un Europa sempre più lontana dalla realtà e dai bisogni dei nostri cittadini”.