
Si va ai tempi supplementari.
Da qui al 1° agosto Bruxelles dovrà trovare la chiave giusta per indurre Washington a ridimensionare i dazi al 30% su tutti i beni in arrivo dall’Europa. Il tempo per negoziare non manca, ma molto dipenderà da quanto l’Ue sarà disposta a concedere in questa logorante strategia di “escalation to de-escalation“ messa in atto in questi mesi dal presidente degli Stati Uniti al fine di convincere i vari partner commerciali a sedersi al tavolo delle trattative e strappare di volta in volta ulteriori concessioni.
La prima replica a caldo di Bruxelles è nel segno della fermezza, con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che non ha mancato di sottolineare come tariffe di tale entità andrebbero a ritorcersi anche contro gli Stati Uniti.
«L’imposizione di dazi del 30 percento sulle esportazioni dell’Ue sconvolgerebbe le principali catene di approvvigionamento transatlantiche, a scapito delle imprese, dei consumatori e dei pazienti su entrambe le sponde dell’Atlantico». La stessa presidente della Commissione Ue non esclude la messa in campo di contromisure: «Restiamo pronti a continuare a lavorare per raggiungere un accordo entro il primo agosto. Allo stesso tempo, adotteremo tutte le misure necessarie per salvaguardare gli interessi dell’Ue, inclusa l’adozione di contromisure proporzionate, se necessario». Parole che sfidano di fatto il presidente Usa che attraverso il suo social Truth ha precisato che in caso di reazione Ue con altre tariffe «l’importo verrà aggiunto alla cifra iniziale».
Linea di fermezza condivisa da Parigi, che in questi mesi ha espresso una linea dura volta a non fare troppe concessioni a Trump. «La Francia condivide la ferma disapprovazione della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen sui dazi Usa al 30%», ha scritto il presidente francese Emmanuel Macron, su X, aggiungendo che «spetta più che mai alla Commissione affermare la determinazione dell’Unione a difendere con risolutezza gli interessi europei.
Ciò include l’accelerazione della preparazione di contromisure credibili, mobilitando tutti gli strumenti a disposizione, compreso il meccanismo anticoercizione, qualora non si raggiunga un accordo». Il meccanismo anticoercizione è uno strumento dell’Ue per contrastare le pressioni economiche esterne, in particolare quelle che cercano di costringere l’Unione o i suoi Stati membri a prendere decisioni specifiche attraverso minacce o azioni commerciali e d’investimento. Le contromisure previste possono includere, tra l’altro, restrizioni commerciali e limitazioni agli investimenti.
Più cauta la posizione di Berlino che invita Bruxelles a negoziare «pragmaticamente» una soluzione con gli Stati Uniti «che si concentri sui principali punti di conflitto», ha scritto in una nota la ministra dell’Economia, Katherina Reiche. La Germania è di gran lunga il paese più sensibile alle tariffe sia in termini assoluti (161 miliardi il valore delle merci tedesche esportate negli Usa nel 2024) che in termini settoriali visto il forte peso di auto, acciaio e chimica nell’industria tedesca. Intanto, Bruxelles ha fatto sapere che già oggi pomeriggio è prevista una riunione dei rappresentanti permanenti dei 27 Stati Ue, il Coreper. Il rischio è che queste tre settimane di tempi supplementari di negoziati passino in fretta così come sono trascorsi in maniera infruttuosa i tre mesi di tregua concessi da Trump e scaduti lo scorso 9 luglio.
L’Europa inizialmente aveva puntato sull’azzeramento dei dazi per poi fissare l’asticella al 10% in linea con l’accordo strappato da Londra e cercando allo stesso tempo di ottenere esenzioni o riduzioni per alcuni settori ritenuti strategici, a partire dall’automotive, cruciale per Germania, Francia e Italia, ma anche su acciaio, agroalimentare e farmaceutico.