Roma - È bastata una cena per risolvere un dissidio che durava da più di dieci anni, quando dopo la caduta del primo governo Prodi Cossutta uscì da Rifondazione comunista e diede vita al Pdci. Da allora erano sempre rimasti divisi anche se alleati. Ma spesso erano arrivati ai ferri corti, anche se per ragioni di coalizione si faceva buon viso a cattivo gioco. La cena fra Paolo Ferrero e Oliviero Diliberto ha risolto tutto. Almeno pare. Le elezioni di giugno sono sempre più vicine e il rischio di non superare il quorum del 4% - e quindi di restare fuori dal parlamento europeo dopo quello italiano - è molto alto.
La riunificazione della falce e martello E' stata meno difficile del previsto: si trattava, infatti, di mettere insieme comunisti con altri comunisti. Il caravanserraglio di "Sinistra arcobaleno" è solo un brutto ricordo da rimuovere, o già rimosso del tutto a sinistra. Nelle politiche dell'anno scorso l'eterogena alleanza tra Verdi, Rifondazione, Comunisti italiani e Sinistra democratica ottenne appena il 3% dei voti. Rispetto a due anni prima è stato dilapidato un patrimonio di 2,7 milioni di voti (le singole forze presentatesi divise nel 2006 presero più del 10% dei voti, con una rappresentanza parlamentare di 72 deputati e 38 senatori). Due anni dopo il vuoto assoluto: zero deputati e zero senatori. Fuori dal parlamento. Un tracollo senza precedenti avvenuto anche grazie alla decisione del Pd di Veltroni di correre con un solo alleato, Di Pietro, lasciando perdere tutti i partitini che avevano creato un mare di guai al governo Prodi.
Scintille e polemiche La manovra di riavvicinamento tra Rc e Pdci ha visto qualche scintilla: il leader del Pdci Diliberto aveva accusato Ferrero di pensare troppo a un Prc autosufficiente. Ma i due partiti hanno capito subito che era meglio smettere di litigare. Dalla prossima settimana ci saranno riunioni quasi quotidiane con l’obiettivo di varare le liste entro fine mese: Rifondazione ha già convocato il comitato politico nazionale per il 28 marzo, il Pdci lo farà presto con il suo comitato centrale.
Come saranno le liste "Per ora - dice Claudio Grassi, della segreteria del Prc - non ci sono criteri di proporzione fra i partiti per le liste, la cosa importante è aprire il più possibile a rappresentanti di movimento e personalità della sinistra". L’idea di una lista aperta serve anche in vista della concorrenza della Sinistra per le libertà di Nichi Vendola (ex Prc) e Claudio Fava, che potrebbero ufficializzare il matrimonio (e il simbolo comune) martedì prossimo. E forse correranno alleati con il Partito socialista di Riccardo Nencini e Bobo Craxi (i Radicali non hanno ancora deciso se unirsi o meno).
C'è anche Sinistra critica Dovrebbe allearsi con Prc e Pdci anche una terza formazione politica, Sinistra critica, nata dalla scissione dal Prc dei "dissidenti" del governo Prodi.
Quale simbolo? Uno dei nodi più importanti, il simbolo elettorale, non è stato ancora sciolto. Di certo ci saranno falce e martello. Questo è poco ma sicuro. Sinistra critica, però, chiede anche il suo simbolino in una posizione paritaria (dentro a un cerchietto). Sembrano questioni di "lana caprina" ma in politica - la storia lo insegna - i simboli sono molto più importanti di quanto si pensi.
La vendetta di Turigliatto Simboli a parte Sinistra critica vorrebbe togliersi anche un'altra
piccola-grande soddisfazione. Quella di poter avere in lista Franco Turigliatto, il famoso senatore "dissidente" eletto nel 2006 con il Prc, il cui voto contrario a Prodi avviò il processo della scissione di Sinistra critica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.