Tra europeisti e no, vincono identità ed economia nazionali

Tra europeisti e no, vincono identità ed economia nazionali

«Europa Unita?». «Ma cos'è l'Europa oggi, ha ancora un significato?». «Un bene o un male per noi essere parte dell'Europa Unita?». E ancora: «L'Europa è davvero uguale per tutti?». Ad interrogarsi su tali complesse questioni è stata l'associazione culturale no profit «Liguria cultura» guidata da Diana Bacchiaz che ha organizzato ieri pomeriggio il convegno «Europa Unita???». Il primo a rispondere è stato il professor Adriano Giovanelli, ordinario di Diritto Costituzionale ed Europeo all'Università di Genova, che ha pubblicamente denunciato pressioni ricevute per non partecipare al convegno, ma che, al contrario, è arrivato puntuale in sala, per dichiararsi europeista convinto: «l'Europa non è una stata una scelta ma una necessità. Allora come adesso. Nata da processi d'integrazione economiche progressive deve, per avere un senso domani, agire attraverso un processo di differenziazione per rafforzare deboli politiche». Antieuropeista convinto si è invece detto Massimiliano Lussana, caporedattore de «il Giornale» di Genova che ha precisato invece come: «le maggiori cessioni di sovranità, soprattutto in materia di moneta, siano state imposte senza sentire il popolo sovrano. Ci è passato tutto sulla testa, senza dibattito. Ricordo soltanto un referendum. L'euro ha difatto dimezzato la nostra economia e diciamo pure che staremo tutti meglio se non ci fosse stata l'Europa. Del resto manca il senso d'identità europepeista con una Carta poi calata dall'alto». La parola è passata poi al «padrone di casa» Francesco Speroni, europarlamentare della Lega Nord che attraverso un'analisi geo-politica ed economica ha parlato di «mancanza di risposte concrete per dire se l'Europa è davvero unita. Forse lo è solo per i grandi potentati come le banche.

La Lega è contro questo tipo di Europa che allontana i cittadini dall'integrazione europea». Giudizio negativo anche da parte di Edoardo Rixi, capogruppo in Regione del Carroccio che ha concluso con: «Politiche economiche lontane. Noi sentiamo l''Europa più distante di Roma».

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