Il matrimonio gay, la legalizzazione delle droghe leggere, l’eutanasia, le politiche pro rom. Il catalogo è questo per chi si chiedesse chi è Giuliano Pisapia.
Il profilo politico del candidato del centrosinistra oggi è messo in ombra da problemi e programmi amministrativi di stretta attualità: Pgt, Expo, bilancio. Ma sulla sicurezza, sui diritti, sui temi della salute, dell’immigrazione e dell’integrazione, come si comporterà? Quali scelte farà? Le unioni civili di coppie etero o omosessuali sono una bandiera del suo programma fin dalla presentazione della candidatura che risale ormai a un anno fa. Per il resto, come per ogni personalità politica che si rispetti - e quella di Pisapia è indubbiamente rispettabile - la risposta la si può trovare nella sua storia. E ciò è doppiamente vero nel caso di un uomo che non ha mai rinnegato le sue idee. Le idee di una sinistra libertaria e radicale, che sono state promosse e difese nel corso di due mandati parlamentari, uno dei quali qualificato anche dall’incarico di sottosegretario alla Giustizia. E se proprio la giustizia è stato uno dei temi preferiti dal deputato Pisapia (che è uno stimato avvocato) l’altro polo di attrazione sono proprio i diritti civili, e d’altra parte l’alleanza con i Radicali di Emma Bonino e Marco Pannella non è un caso.
Ecco, dunque, le proposte di legge presentate alla Camera dei deputati da Giuliano Pisapia come primo firmatario. L’8 luglio 2002 è stata presentata la proposta 2974 «Disposizioni in materia di legalizzazione dell'eutanasia». L’articolo 3 prevede che «nel caso di malattia terminale o di malattia gravemente invalidante, irreversibile, e con prognosi infausta», i maggiorenni «hanno il diritto di scegliere le modalità della propria morte e di chiedere l’assistenza di un medico per porre termine alla propria esistenza». Una proposta che scavalca «a sinistra» ogni discussione (e ogni proposta di area Pd) sul tema del «fine vita». Altra proposta politicamente qualificante è stata presentata nel 2001: «Concessione di indulto per le pene relative a reati commessi con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordinamento costituzionale». Una proposta, come si dice, per «chiudere la stagione del terrorismo». In pratica avrebbe commutato l’ergastolo in 21 anni di reclusione, e ridotto le pene detentive temporanee di 5 anni se non superiori ai 10 di detenzione, e della metà negli altri casi. Ancora a metà fra i diritti civili in senso stretto e il tema delle carceri c’è la proposta di modificare l’ordinamento penitenziario «in materia di relazioni affettive e familiari dei detenuti», per introdurre una visita mensile di tre ore in carcere delle persone con cui i detenuti hanno «un legame affettivo». Non manca il tentativo di legalizzare la canapa indiana e di ridurre le pene per i piccoli-spacciatori, e il progetto di legge per il riconoscimento dell’elettorato attivo e passivo nelle consultazioni amministrative agli stranieri residenti da almeno 5 anni in Italia, ma questa ormai è una proposta dei finiani.
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