Milano. La calda estate del nostro calcio non interessa solo il Genoa. Anche Atalanta e Venezia sono nellocchio del ciclone. A Bergamo 13 persone, componenti del cda e del Collegio sindacale dellAtalanta, sono indagate con laccusa di false comunicazioni sociali in seguito ad una indagine della Guardia di Finanza che ipotizza anche violazioni fiscali per 75 milioni di euro: 10 in relazione alle imposte dirette e 65 per lIrap non versata. LAtalanta aveva lobbligo di operare una svalutazione delle attività immobilizzate per oltre 28 milioni e questo avrebbe comportato liscrizione a bilancio di notevole perdita con inevitabili riflessi sul capitale sociale che avrebbe avuto bisogno di denaro fresco. Il cda del club nerazzurro non ha invece ritenuto di approntare le previste rettifiche in bilancio, continuando a iscrivere valori superiori a quelli reali.
Quanto al Venezia, una falsa lettera dintenti per una fidejussione e un buco nel capitale sociale, sono i due elementi che hanno indotto il tribunale civile di Venezia a decretare il fallimento della società. Si aprirà anche uninchiesta penale per valutare eventuali reati come la bancarotta e la frode processuale. Infatti il Venezia aveva ottenuto dallAgenzia delle entrate, in applicazione del decreto spalma debiti, una rateizzazione di un debito di oltre 15 milioni di imposte non pagate a condizione di esibire una fidejussione a tutela dellerario. Però la lettera dintenti intestata alle Generali sarebbe risultata falsa, così come la dichiarazione di un capitale sociale pari a 5 milioni, quando in cassa ve ne sarebbero stati solo 2,7. Inevitabile quindi la sentenza di fallimento. Fiducioso però il curatore fallimentare De Bortoli: «Venderemo al meglio il club per farlo ripartire dalla C1».
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