Gli ex brigatisti in cattedra imbarazzano le giunte rosse

L’ergastolano Antonini, ospite di un teatro bolognese, fa irritare Cofferati. Polemiche pure su Curcio e Ronconi

Gli ex brigatisti in cattedra imbarazzano le giunte rosse

da Milano

Brigatisti in cattedra. Lodi, Mantova, Bologna: è un fiorire di iniziative e un carosello di polemiche. Si sfoglia l’album dell’eversione, ritornano nomi storici del terrorismo e le giunte di sinistra prendono le distanze da manifestazioni destinate fatalmente a dividere. Il caso più eclatante scoppia a Bologna: al Teatro Ridotto viene invitato Vittorio Antonini, nome sconosciuto ai più ma con un passato nelle Br e l’ergastolo sulle spalle. Il sindaco Sergio Cofferati non ci gira intorno: «È un serio errore». Mal di pancia e imbarazzo anche a Castiglione delle Stiviere, nel Mantovano: qui Rifondazione ha pensato bene di chiamare per un incontro sul precariato, nientemeno, Renato Curcio. Marco Carra, coordinatore provinciale del Pd, spara ad alzo zero: «Se avesse un po’ di dignità, Curcio se ne starebbe a casa».
Proteste. Lacerazioni. Ferite che si riaprono. A Lodi, forse, il caso più spinoso con la Provincia, targata centrosinistra, costretta a un affannoso balletto: Susanna Ronconi, caso unico di pendolarismo fra Br e Prima linea, viene inserita nel progetto Lavoro debole che punta al reinserimento dei detenuti nel mondo dell’occupazione. Si tratta di un’iniziativa ambiziosa, con tanto di finanziamento di 60mila euro da parte della Regione Lombardia.
Giovanni Berardi, presidente dell’Associazione vittime del terrorismo, s’indigna: «Un ente pubblico non può offrire un lavoro a chi ha ucciso».
La Provincia precisa di non aver mai proposto contratti di consulenza alla Ronconi, poi assicura che la stessa linea verrà tenuta per il futuro. L’incendio sembra spento.
Non è così. La Provincia è costretta a scrivere un nuovo comunicato: «Secondo il principio di sussidiarietà non è possibile interferire con le scelte organizzative interne delle associazioni partner, di cui rispetta l’autonomia e le competenze».
Insomma, la Ronconi si occuperà di Lavoro debole. I promotori del progetto non hanno alcuna intenzione di rinunciare al suo contributo. E sono sicuri di sé, specie dopo l’appello «contro la cultura della gogna» firmato da oltre cinquecento personalità, a cominciare da don Gallo, don Ciotti, Marco Pannella, il sottosegretario Paolo Cento e il presidente emerito della Corte costituzionale Valerio Onida. Insomma, un pasticcio. E uno scontro dentro la sinistra. Come a Bologna, dove Antonini salirà sul palcoscenico del Ridotto per un incontro con lo scrittore Erri De Luca. Titolo, assai evocativo, della manifestazione: Gli invincibili. Il sindaco sceriffo Cofferati è netto che più netto non si può: «Spero che Filippetti rifletta seriamente sul danno che un’eventuale conferma dell’iniziativa provocherebbe al suo lavoro che è sempre stato circondato dalla simpatia di tanti cittadini, ma che potrebbe venire meno per questa scelta, oggettivamente un serio errore».
Contestazioni. E scontri. Anche a Castiglione delle Stiviere: il difficile tema del lavoro precario viene affidato al «professor» Curcio. Carra, coordinatore provinciale del Pd, si rivolge direttamente al fondatore delle Br: «Se avesse un po’ di dignità, se ne starebbe a casa». Ma il capogruppo di Rifondazione in consiglio comunale a Mantova Matteo Gaddi non arretra: «Al pari di molti altri, Curcio ha commesso errori gravissimi e ha pagato il suo debito. Oggi è impegnato a favore dei problemi reali della gente». Berardi taglia corto: «Far parlare Curcio è un insulto alla nostra memoria».
La querelle va avanti.

Del resto, proprio la Ronconi era stata alla fine del 2006 al centro di uno scontro che sembra la fotocopia di quelli di oggi: era entrata nella Consulta nazionale per le tossicodipendenze. E il ministro della solidarietà Paolo Ferrero l’aveva difesa così: «Ha titoli scientifici maggiori di altri componenti della Consulta». Alla fine, lei aveva lasciato. Per ricominciare da Lodi.

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