I cattolici dellUnione, quelli della Margherita, cerano rimasti peggio di tutti alla notizia della benedizione papale al Partito popolare europeo, Berlusconi e Mastella inclusi. Ma non potendo mettersi a litigare con Ratzinger, avevano fatto buon viso a cattivo gioco: «Mi pare un problema esagerato, non cambierà certamente l'esito delle elezioni se ci sarà una foto con il Santo padre e una stretta di mano», diceva ieri pomeriggio Francesco Rutelli, mettendo la sordina alle polemiche che hanno scosso lUnione per ventiquattrore.
Fino allannuncio a sorpresa di Silvio Berlusconi, «non andrò dal papa», arrivato ieri sera. Al margheritino Peppe Fioroni a quel punto non è rimasto che prendersela con Gianfranco Fini, che aveva ironizzato sulla puntualizzazione del premier dicendo: «Allora sarà il papa che viene da lui...». Non si scherza col pontefice, insorge lesponente dl: «La battuta sul Santo padre fatta dal ministro degli Esteri si commenta da sé, anche in un Paese abituato al suo collega Calderoli. Fini risparmi le sue facezie, tanto più inappropriate in quanto vengono da chi riveste un incarico istituzionale e di governo».
A sera, dopo la defezione di Berlusconi, anche Mastella inizia a tentennare sulla visita in Vaticano, «ci penserò stanotte», dice. E nella Margherita si inizia a tirare un sospiro di sollievo, dopo ore di imbarazzo per quella photo-opportunity con tanto di Pontefice concessa alla vigilia del voto al premier e anche allalleato concorrente Mastella, che dentro il Ppe (a differenza della Margherita) ci è rimasto. Irritatissima ad esempio Paola Binetti, messa in lista dalla Margherita in rappresentanza del ruiniano comitato «Scienza e vita», braccio propagandistico della Cei nella campagna referendaria sulla procreazione assistita: «Sono veramente molto sorpresa per questi incontri che il Santo padre accorda ai leader del centrodestra», è sbottata. Già, prima il tête-à-tête con Marcello Pera, poi lannuncio della visita di Berlusconi insieme ai Popolari europei: sembra quasi che il Papa lo faccia apposta: «Non era mai successo che in piena campagna elettorale il Santo padre concedesse simili udienze», lamenta la Binetti.
Più cauto lex dc Peppe Fioroni, ben introdotto nella Curia romana: «Non sono abituato a discutere dell'agenda papale. Le polemiche non hanno senso, perché Benedetto XVI non poteva non dare udienza al Ppe». Non cè da preoccuparsi, comunque, perché la visita in Vaticano «non sposterà un voto: gli italiani sono adulti, e secondo me si incazzano pure per questa strumentalizzazione della fede».
Che il Papa non muova voti lo dice anche Pierluigi Castagnetti: «Suggerirei al centrosinistra di abbassare i toni di una polemica sproporzionata, a dispetto delle intenzioni strumentali di chi ha chiesto l'udienza vaticana, rispetto alla possibile influenza sul risultato elettorale». Frena anche il coordinatore dl Dario Franceschini: «Userei molta prudenza nel coinvolgere il Pontefice indirettamente in campagna elettorale. C'è un congresso del Ppe e come capita in molte occasioni una delegazione viene ricevuta e credo che ci voglia cautela anche da parte di qualcuno dei nostri a montare un caso su questo», è linvito allUnione.
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