Ex manager rubava per fame

Per lui, ex manager da 150mila euro all’anno non c’erano mezze misure: se i suoi soliti furti andavano bene dormiva in hotel a cinque stelle, altrimenti una panchina. Della sua professione aveva comunque mantenuto il metodo: in tasca gli è stato trovato un «working plane» per pianificare i colpi e un’agenda dove annotare il bottino. Entrambi sequestrati dagli agenti del commissariato centro, coordinati dal funzionario Andrea Canaparo, che l’hanno fermato e denunciato.
Daniele T., laureato in giurisprudenza alla Statale, è stato un dirigente superpagato. Che sperperava i suoi soldi in belle donne, auto e case di lusso, feste e cene, ma soprattutto tanta cocaina. Sostanza che deve avergli un po’ «bevuto» il cervello se, quando ha accettato un incarico di dirigente all’Asl, è poi caduto in depressione perché i 3.500 euro al mese non gli bastavano. «Ho anche tentato due volte il suicidio» ha mormorato agli agenti. In effetti è sceso in metropolitana ma si è fermato sulla banchina spaventato dal clangore del convoglio.
Rimasto disoccupato ha iniziato a «pianificare» una vita da spiantato, dedicandosi ai furti. Nel suo lavoro aveva infatti notato come in occasioni di mostre, concerti e convegni il pubblico fosse quanto mai distratto. Così nel «working plane» aveva segnato indirizzi e orari di appuntamenti a cui si presentava in un inappuntabile vestito di sartoria. Ultimo retaggio della sua vita passata. Poi rubacchiava tutto quel che gli capitava a tiro. E se il bottino era buono, alberghi e ristoranti di lusso, altrimenti panchina e «fast food».

Uno dei suoi «territori di caccia» era anche la Cattolica dove l’altra mattina qualcuno si è insospettito, visti i numerosi furti subiti negli ultimi tempi, e ha chiamato la polizia. Che ha così scoperto questa specie di ladro gentiluomo.

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