Expo, Berlusconi firma

Dopo sei mesi di attesa, infine arrivò il decreto. Prima di volare in Cina, mercoledì sera il premier Silvio Berlusconi ci ha messo la firma. E ha tranquillizzato il presidente del Bie, Jean-Pierre Lafon, che in mattinata aveva dato a Milano l’ultimatum: definire gli organismi di gestione entro il 2 dicembre, o Milano rischia di perdere l’Expo. Nessuna paura. Come fa presente la nota di Palazzo Chigi, la firma «attua pienamente l’impegno preso da Berlusconi col Bie di dare completezza all’organizzazione dell’Esposizione entro fine ottobre». Ma se la «scatola» ora c’è, il contenuto lascia aperte le polemiche. Intanto, perché non fissa i nomi ma solo il numero dei membri che comporranno il cda della Soge, la società che gestirà l’organizzazione dell’evento e i 4,1 miliardi di investimenti sull’area di Rho-Pero. Saranno cinque, due indicati dal ministero del Tesoro (quasi certamente Diana Bracco, in pole anche per la presidenza, e Marco Spadacini più probabile di Angelo Provasoli), uno dal Comune (Paolo Glisenti, che verrà candidato ad amministratore delegato) uno della Regione (Alberto Sciumè o Luigi Roth) e uno dalla Regione (Valentino Castellani). Ma sia la designazione dei membri che la scelta di presidente e ad saranno quindi definiti secondo i criteri dello Statuto e il voto dell’assemblea dei soci. E la Provincia da un lato ha già espresso la propria contrarietà sul nome della Bracco e il governo non vede di buon occhio Glisenti. Il dpcm non precisa neanche come saranno suddivise le quote della società: verranno «negoziate» alla prima assemblea dei soci, che potrebbe anche scombinare i piani: si è sempre detto che al Tesoro andrà il 40%, Comune e Regione saranno rappresentate col 20% e Camera di commercio e Provincia col 10. Gli attori sono confermati, ma il peso del governo potrebbe anche crescere, in funzione di un aumento di capitale, fino al 50% a scapito soprattutto del Pirellone o della Camera di commercio.
Sparisce il «vecchio» Cipem, il comitato di indirizzo e programmazione, ma spunta a sorpresa il Coem, un comitato di coordinamento più ristretto presieduto dal Cosde, commissario straordinario - sindaco Letizia Moratti - e che dovrebbe essere aperto all’apporto del mondo dell’industria e della società civile. La Moratti potrà decidere di convocarlo, con una composizione variabile, secondo gli interessi emersi di volta in volta, riunendo il mondo dell’artigianato, della sanità e così via, in modo da stringere accordi di programma e proporre progetti a cui i privati possono dare un contributo economico. Come è scritto nel dossier di candidatura, ricorda, «circa 900 milioni di opere verranno realizzate con finanziamenti privati e altri 900 dalla capacità che avrà la società di generare ricavi».


Confermati infine il Tavolo per le infrastrutture e continueranno a riunirsi quelli più «politici», il comitato di pianificazione che ha lavorato in questi mesi con Palazzo Chigi (di cui fanno parte oltre alle istituzioni locali anche il ministero dell’Economia e degli Esteri) e la segreteria tecnica.
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