Ancor prima che arrivino i tagli della prossima legge Finanziaria (che ormai nessuno più tenta di negare), Expo decide di anticipare il governo. E il cda, che si è riunito ieri, ha optato per il «contenimento dei costi operativi». Si tira ancora la cinghia. Con un budget che, sforbiciata dopo sforbiciata, si assottiglia. E lo scontento dei manager aumenta. «Se i progetti sono fermi ci criticano, ma senza soldi non si organizza nulla. E se poi si fanno figuracce, la faccia è la nostra». Tagli, dunque, anche per Lucio Stanca che, se sono vere le anticipazioni del ministro Giulio Tremonti in quanto manager pubblico sarà chiamato a rinunciare al dieci per cento dello stipendio. Anzi, degli stipendi perché a essere tagliati potrebbero essere sia quello di amministratore delegato di Expo che quello di parlamentare.
Ma quello dei budget non è lunico problema. Perché anche dove i soldi ci sono, il difficile è farli arrivare da Roma a Milano. Una strada lunga, ma soprattutto resa accidentata dalle asperità della burocrazia. Con i soldi già stanziati nella Finanziaria del 2008 per il 2010 che devono ancora arrivare. «I fondi del governo ci sono - assicura Stanca - ma per utilizzarli servono procedimenti complessi, la contabilità speciale e separata». Il che significa che oggi Expo non ha le risorse per mandare avanti la progettazione. «Bisogna ricordarsi - spiega il responsabile della comunicazione Roberto Arditti - che per Expo il 2010 è un anno cruciale. Approvato il dossier di registrazione, arriva il momento delle realizzazioni». Di qui linvito al governo a sbloccare al più presto le risorse già stanziate. Perché «per lExpo - spiega Stanca - il tempo è il problema più grande, dobbiamo correre per arrivare giusti e la troppa burocrazia ci mette in difficoltà, Roma ci aiuti». Magari inserendo nella Finanziaria la possibilità di destinare il 10 per cento dei fondi stanziati dal governo, per le spese correnti che consentono la piena operatività della società.
Sbloccare le risorse del governo, dunque, ma anche limitare i tagli su quelle future. Perché per realizzare i progetti servono soldi. «Siamo consapevoli del momento di difficoltà - assicura Stanca - e per questo abbiamo passato in rassegna una serie di interventi per rendere Expo il più efficiente possibile. Contenendo tutte le spese discrezionali». Il che significa risparmiare «laddove si possa». Non su spese incomprimibili come affitti e personale, ma su comunicazione, spese di rappresentanza, presenza dello stand milanese e degli eventi promozionali allExpo di Shaghai. Per i quali non sono previsti ridimensionamenti, ma un «maggior ricorso agli sponsor». Strada che sarà seguita in futuro anche per la realizzazione di progetti speciali o di cooperazione in tutto il mondo. Con imprenditori e società civile invitati a metter mano al portafoglio. «Come dicono i miei collaboratori americani - aggiunge la presidente di Expo Diana Bracco - dobbiamo esser bravi a fare di più con meno».
«Quante volte - attacca il segretario del Pd milanese Roberto Cornelli - dovremo ancora leggere che il governo non può stanziare quanto aveva promesso per Expo, un appuntamento su cui i milanesi contano per il rilancio della città? Con il sindaco Moratti che non dice nulla contro il governo che le impedisce di portare a termine il suo progetto».
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