Troppo facile vincere facile. L’Expo nel 2015, altre due linee di metropoliana, i quartieri modello di CityLife, Portello e Porta nuova, lo sviluppo urbanistico con il Pgt, il nuovo museo dell’arte contemporanea griffato Daniel Lieberskind, più soldi alle casse del Comune grazie al federalismo fiscale. Giuliano Pisapia, questa volta non per colpa sua, ma di una buona stella, rischia di vincere facile. Molto facile. Passando alla storia, dovesse battere Letizia Moratti nel ballottaggio di domenica, come uno dei migliori sindaci che Milano (e non solo Milano) abbia mai avuto. Non tanto per merito suo, ché per quanto riguarda il suo contributo saranno eventualmente i prossimi cinque anni a parlare per lui. Ma perché si troverà a tagliare una lunga serie di nastri per inaugurare grandi opere ed eventi. Mica farina del suo sacco. No, niente di niente del suo programma elettorale attento piuttosto alle case per i rom. Semplicemente il frutto di un ventennio di amministrazione del centrodestra a Milano. Di quel magico incrocio monocolore che ha governato ininterrottamente, fatta eccezione per la breve e poco brillante parentesi di Filippo Penati a Palazzo Isimbardi, Regione, Provincia e Comune. Tre gemelli per cambiare il volto della città. E i cui frutti si stanno per cogliere. Ma a coglierli, beffa del destino, potrebbe essere proprio lui. L’avvocato ultrarosso che ha costruito la sua fortuna elettorale raccontando quanto Milano sia depressa, quanto male alla città abbiano fatto la Moratti e il suo predecessore Gabriele Albertini, quanta insipienza ci sia negli amministratori del centrodestra. Niente sviluppo, niente respiro europeo. Un’orribile kasbah.
Il tutto alla faccia della realtà. E delle opere che lui stesso dovrà inaugurare. Il cui elenco è lunghissimo. La beffa più amara sarebbe, per la Moratti, vedere Pisapia dare il via in pompa magna e con tanto di fascia tricolore all’Expo. Quella che, per ammissione di tutti, è la vera creatura di lady Letizia che ha girato il mondo, a sue spese, per guadagnarsi uno a uno i voti dei Paesi del Bie. A lei la fatica, a lui la gloria. Sul palco, proprio lui che ha preso i voti dei comitati «No-Expo». Prestigiosissimo spot, a fine mandato e pensando forse a una ricandidatura, tra capi di Stato, sovrani, magari qualche re e leader dei Paesi di tutto il mondo. Con Pisapia magari pronto anche a raccogliere la riconoscenza di chi potrà beneficiare dei 61mila nuovi posti di lavoro creati ogni anno da Expo. O delle giovani coppie che potranno abitare uno dei 1.700 alloggi a basso costo in edilizia convenzionata o i mille in edilizia agevolata che risulteranno dal progetto Expo. Che bravo questo Pisapia, potranno dire i suoi, che dà case e posti di lavoro. Altrettanta fama potrebbe arrivare a Pisapia dall’inaugurazione delle due nuove linee della metropolitana. Risultato del titanico braccio di ferro di Albertini e Moratti col governo di Roma per ottenere i finanziamenti. E che lui potrebbe aprire già prima del 2015. La M4 Lorenteggio-Linate e la M5 Bignami San Siro. Oltre 3,5 miliardi di euro di investimenti da mettere nel bilancio di fine mandato. Così come il nuovo skyline di Milano, con i grattacieli firmati dalle più prestigiose archistar lì dove una volta c’era la Fiera. O le residenze ultratecnologiche ed ecologiche di Porta Nuova con il grande parco sorto come un miracolo lì dove c’era quella «orribile ferita» delle Varesine stuprate dal degrado.
E per i servizi ai milanesi? Basta le vacche smunte con cui ha dovuto fare i conti la Moratti. Ora arriveranno molti più soldi grazie al federalismo fiscale e municipale, storica battaglia della Lega di Umberto Bossi passata grazie al governo Berlusconi. Milano incasserà 170 milioni di euro in più.
Com’era quella storia dei nani che possono anche loro veder lontano perché saliti sulle spalle dei giganti?
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