«ExxonMobil frena in Kazakistan per colpire l’Eni»

C’è il governo americano sulla via dell’accordo per lo sviluppo di Kashagan tra le autorità kazake e il consorzio internazionale Agip Kco, a guida Eni. Ieri il Financial Times sosteneva la teoria dell’opposizione statunitense all’intesa sullo sviluppo del megagiacimento in Kazakistan, con l’obiettivo di riuscire a mettere ExxonMobil al posto del gruppo italiano come operatore del progetto. Con tanto di intervento del segretario Usa all’Energia, Samuel Bodman, che «recentemente avrebbe offerto al Kazakistan aiuto tecnico e finanziario in caso ExxonMobil rimpiazzi Eni». Uno scenario che trova sponda in interessati «osservatori» del negoziato in corso. Fonti russe che seguono ad Astana il tavolo delle trattative, segnalano da tempo che «gli americani stanno facendo di tutto per far saltare l’accordo con Eni», come anticipato una decina di giorni fa dal Giornale. Al di là delle rassicurazioni d’obbligo sull’unità in seno al consorzio, i divergenti interessi tra i vari partner possono comunque far gioco ai kazaki. Secondo il Ft, proprio per questo il governo di Astana sta tirando per le lunghe: «Sanno che grazie alle rivalità nel campo occidentale possono negoziare al meglio aspettando il più a lungo possibile».

Il Kazakistan, secondo l’agenzia Bloomberg, non sarebbe disposto ad attendere che le compagnie petrolifere straniere «rientrino» dei loro investimenti, ma chiederebbe una «quota prioritaria» della produzione petrolifera fin da subito. Intanto l’Eni potrebbe rilanciare sul gruppo britannico Burren (con il quale aveva rotto le trattative per un’Opa amichevole) se si facesse avanti l’indiana Mittal con un’offerta concorrente.

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