Fabbrica Italia, tempi più lunghi Su Mirafiori i sindacati incalzano

Mirafiori, Cassino, Melfi, Sevel Val di Sangro: dovrebbero essere queste le tappe della nuova maratona tra la Fiat e i sindacati per la definizione del piano «Fabbrica Italia». Difficile, comunque, che il quadro sia completato entro l’anno. La sensazione è che la discussione sui singoli stabilimenti del gruppo automobilistico torinese si protrarrà anche ai primi mesi del 2011. Sciolto con fatica il nodo di Pomigliano anche se gli strascichi sono quotidiani («per far passare l’accordo separato i lavoratori hanno subito anche intimidazioni personali», ha denunciato Giuseppe D’Altino, segretario del Circolo Pd della località campana), ora tocca a quello di Torino-Mirafiori, ovvero della fabbrica storica del gruppo, «la testa» del sistema Fiat, come l’ha definita tempo fa l’amministratore delegato Sergio Marchionne.
L’ipotesi che prende corpo in questi giorni - all’indomani dell’incontro tra Marchionne, il neoministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, e i responsabili di Cisl, Fim, Uil, Uilm e Fismic - riguarda la creazione, a Mirafiori, di una Newco mista, Fiat-Chrysler, che sarebbe avviata il prossimo anno. «È una delle soluzioni, ci sono varie ipotesi allo studio», dice una fonte industriale. E Marchionne, che nel frattempo è rivolato a Detroit per partecipare al consiglio di amministrazione della Chrysler che domani approverà la terza trimestrale, nei prossimi giorni potrebbe affrontare l’argomento con il sindacato americano Uaw.
Se società mista sarà, secondo indiscrezioni, ai 12mila occupati di Mirafiori, di cui 5.400 quelli addetti alle linee di montaggio, verrebbe proposto lo stesso schema di Pomigliano (18 turni), mentre un migliaio di dipendenti sarebbe «accompagnato» alla pensione, a fronte di altrettante assunzioni di personale più giovane. Al tavolo, gli emissari della Fiat dovrebbero fare chiarezza su quali modelli la fabbrica di Torino punterà per raggiungere i livelli di produzione (300mila unità, a fronte di una capacità di 350mila vetture) e saturazione previsti al 2014 dal piano presentato da Marchionne in aprile. L’impianto, infatti, che a fine anno totalizzerà più di 25 settimane di cassa integrazione, avrà presto in carico un solo modello, l’Alfa MiTo, visto che Idea, Multipla e Lancia Musa sono a fine ciclo. Di confermato, per ora, dopo il dirottamento della nuova monovolume nella fabbrica serba e in produzione dalla fine del 2011, c’è l’Alfa MiTo a cinque porte. Punto di forza di Mirafiori è comunque la versatilità e l’ipotesi della Newco con Chrysler potrebbe riguardare la realizzazione di modelli comuni.
Segue Cassino (Frosinone), impianto visitato nei giorni scorsi dal presidente John Elkann («vi lavorano 4.500 persone e il clima, dall’operaio al direttore, è molto buono; abbiamo quest’anno zero infortuni e anche i concorrenti vengono a vedere cosa facciamo lì») accompagnato dal vicepresiodente della Commissione Ue, Antonio Tajani. Dei quattro modelli prodotti (Delta, Bravo, Giulietta e Croma), per quest’ultima dovrà essere trovato un sostituto. Il target fissato al 2014 è di 400mila unità. Quindi Melfi, nel Potentino (450mila veicoli l’obiettivo al 2014), dove si attende un altro modello da affiancare alla Punto Evo. Infine Sevel Val di Sangro, una sorta di isola felice (obiettivo 250mila unità) dove nasce il Ducato in joint venture con il gruppo francese Psa.
E mentre il neoministro Romani auspica un ripensamento da parte della Fiom sul piano della Fiat per l’Italia, gli altri sindacati scalpitano per poter chiudere prima di Natale il negoziato su Mirafiori. «Penso - dice Roberto Di Maulo (Fismic) - che non sarà una discussione lunga. Una società con la Chrysler sarebbe significativa per il Paese». «Senza novità a breve - commenta Rocco Palombella (Uilm) - per il sito di Torino si preannuncia un 2011 con tanta cassa integrazione. Giudico il “modello Pomigliano” importantissimo e, in proposito, siamo decisi a fare la nostra parte. Con le altre sigle che hanno sottoscritto l’intesa tutto procede: è importante partire subito con i nuovi modelli, recuperare la produttività e fare in modo che l’aumento di salario promesso da Marchionne si avveri.

Gli operai vogliono il lavoro e lo stipendio a fine mese. Trovo illogica la decisione della Fiom di non firmare, come ha invece fatto la Cgil-gomma, l’accordo per la cassa in deroga a Pomigliano. Non è un caso che la Fiom abbia perso almeno 300 iscritti a Pomigliano».

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