nostro inviato a Barcellona
Diciamolo subito: Fabio Volo è da ammirare senza se e senza ma, e non solo perché contemporaneamente è un conduttore tv, un deejay, un ex fornaio e una ex Iena, un idolo generazionale, uno che ha intervistato la Marcuzzi completamente nudo, un attore di cinema e teatro pluripremiato e il suo terzo libro Un posto nel mondo è uscito a febbraio e vende come Bruno Vespa (220mila copie). È da applaudire senza se e senza ma anche solo per il titolo del programma che debutta domani alle 22.30 su Mtv: Italo (Spagnolo), che è proprio un modernissimo specchio generazionale, riassume quanta voglia abbiano i trentenni di fuggire lasciando ben intatte le loro radici e chissà se per eccesso di mammismo o carenza di coraggio. E così ha affittato per qualche mese un bellattico sulla polverosa rambla di Barcellona, con la terrazza che vede il mare là in fondo e un mosaico di Miró sulla strada, e da domani per tre sere alla settimana (martedì, mercoledì e giovedì) racconterà in diretta la sua vita qui, gli incontri con gli itali che sono anche spagnoli, le differenze spiritual/esistenzial/progettuali tra i due paesi partendo dal dogma che comunque in Italia si sta peggio e che qui invece «si respira per strada la voglia di crescere».
Daltronde bisogna ammetterlo: da quando metteva in scena, poco più di dieci anni fa, piccoli sketch al Retrò di Brescia, localino di un suo amico, Fabio Volo è molto cresciuto, diventando uno dei guru dei trentenni mucciniani, ossia disorientati, sofferenti ma anche assai compiaciuti di esserlo. Insomma, la generazione di quelli che scelgono di stare a metà strada e che nel qualunquismo («io preferisco essere qualunquista», dice) trovano il paraspruzzi perfetto per evitare di bagnarsi con le scelte della vita. Gli indecisi a tutto: i «neneisti», né Berlusconi né Prodi, ma che poi votano Prodi; gli italospagnoli ma anche francesi, inglesi o quello che volete voi perché tanto «credo che il nostro paese non sia contemporaneo».
E anche qui, sul divanetto di casa, timido e arguto di fianco al direttore di Mtv Antonio Campo DallOrto, spiega che lui è infastidito «dalla tv che fa vedere solo giovani che vogliono diventare famosi o comprarsi il telefonino» e perciò dallattico sulla rambla farà vedere la generazione nascosta ossia «i ragazzi che non vengono mai rappresentati», come quel liutaio innamorato del suo mestiere o il contrabbassista che insegue i suoi sogni. Per rendere lidea, parlerà naturalmente dei matrimoni gay che qui in Spagna sono consentiti, ne parlerà ovviamente bene e con amara ironia (ad esempio scherzerà su quantè difficile trovare due omini abbracciati da mettere sulla torta di nozze). «Io mi vedo spiega come un fratello maggiore del pubblico di Mtv, vado per i 34 e allora nel mio programma invito Verdone, Castellitto e Rubini a consigliare film oppure artisti come Enrico Cazzaniga e Lisa Ponti a spiegare dove prendono la loro ispirazione».
In poche parole, «questo è un programma politico solo nel senso che si interessa di polis, di città» dice. Daltronde Fabio non ha mai un volo radente o in picchiata, è sempre in alta quota, contemplativo. Qualunque cosa dica (o quasi), ha già detto il contrario; qualunque pensiero (o quasi) laveva già smentito, qualunque sbaglio già messo in conto. È così bravo da riuscire a costruirsi un paracadute che fa di lui luomo di spettacolo italiano più protetto dalle critiche o dai flop. Sulle elezioni, poi: ha vomitato via radio contro Berlusconi però lo «infastidisce il ragazzino con la maglietta giusta che legge il manifesto» e comunque ha già detto che «faccio fatica a mettere una croce dove cè Rutelli o dove cè Prodi».
Ora è volato in Spagna, a Barcellona, da dove per quasi tre mesi presenterà Italo (Spagnolo), il programma con il quale Mtv cerca un pubblico più maturo (mostrando grande flessibilità) ma lui muccinianamente si mette al riparo. Se vince Berlusconi, litalospagnolo Fabio Volo potrebbe diventare lauto-esule per noia verso il miliardario ridens. Ma se vince Prodi, è lanello di congiunzione tra lui e lo zapaterismo. Olè.
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