«La credibilità di mio padre non può essere attaccata da quattro barboni, con tutto il rispetto per i barboni». Questo lo sfogo di Gianfelice Facchetti dopo la pubblicazione delle intercettazioni di telefonate del padre Giacinto nel corso del processo su Calciopoli. «Sono giorni di attacchi vili e volgari - continua - quando nel 2006 mio padre morì il suo nome fu iscritto al Famedio di Milano, segno che la memoria di Giacinto Facchetti non è solo nostra ma è condivisa da tutta la città e ora va difesa insieme e con i denti». Per il figlio di Giacinto Facchetti, infatti, la pubblicazione delle nuove intercettazioni tra il padre e i designatori arbitrali rappresenta «un estremo tentativo, condotto in modo poco civile, della difesa di un imputato».
Gianfelice non ha mai voluto nominare Luciano Moggi e ha assicurato che dora in poi la sua famiglia si trincererà nel silenzio, come gesto di fiducia nella magistratura. «Si stanno raccontando tante barzellette - ha concluso - per gettare fumo negli occhi in un processo che è più mediatico che giudiziario».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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