Facciamo un'Authority per il bello

Nessuno vuole privare l'assessore Sgarbi del diritto e dell'evidente piacere di emettere quotidiane e inappellabili sentenze sul valore estetico di quanto gli capiti di vedere per le strade di Milano. E non importa se l'indefessa attività di denuncia sia forse dovuta ad una forma di narcisismo mediatico. Infatti è comunque utile giacché, venendo quelle critiche da un pulpito autorevolissimo, costringono la città ad interrogarsi su una materia che, ammettiamolo, ha troppo a lungo trascurato. Il problema semmai è dato dalla concezione canonica e dogmatica di bello e brutto che sta dietro alcune esternazioni, così come dietro quelle dei tanti architetti che hanno sempre da ridire sul valore estetico di progetti dei colleghi, degli altri. Insomma, chi e come e perché stabilisce cosa è bello e cosa è brutto? Prendiamo il caso recente delle luminarie natalizie: si possono anche condividere le invettive di Sgarbi ma - insomma - è Natale, quello che conta è dare alla città il senso della festa e della gioia. Per ottenere questo risultato è lecito, forse perfino necessario esagerare, concedersi qualche eccesso e qualche svarione estetico, che comunque verrà rapidamente rimosso, subito dopo l'Epifania che, come è noto, tutte le feste con le relative luminarie si porta via. Resta, tuttavia, il problema di una definizione civicamente condivisa di bello e brutto. Problema che va risolto, non potendo continuare a permetterci sempre solo delle recriminazioni a posteriori.

Ed ecco una modesta proposta per prevenire imbarazzi e polemiche: il sindaco, insieme con gli assessori alla Cultura, all'Arredo urbano e all'Urbanistica e magari anche sentite le ineludibili e temute sovrintendenze, designi un'autorità monocratica (niente tavoli, per carità) scegliendo una personalità di sicuro prestigio e valore, che esprima pareri non vincolanti dopo essere stato consultato - obbligatoriamente, però - su tutto ciò che abbia a che vedere con il valore estetico della città. Ci metteremmo così al riparo dalle intemerate sgarbiane? Certissimamente no. E neppure lo vogliamo. Ma almeno avremmo un punto di riferimento oggettivo e qualche argomento in più per replicare.

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