Quando arriva lui, bloccato dal traffico sulla Colombo, la scena si vivacizza. Occhiali scuri («ma sò graduati»), camicia bianca e risata pronta, Gigi Proietti è il solito mattatore, abbonato alle commedie estive. Due anni fa, con Unestate al mare, era la punta di diamante dei Vanzina. E se in Casotto (1977) contava le pecore, per farsi una pennichella in cabina, nellerigendo film di Matteo Cerami, Tutti al mare, lattore interpreta un bagnante smemorato che ha il vizietto di rubare.
Quali ricordi ha del film di Sergio Citti?
«Solo ricordi piacevoli: sul set, un clima irripetibile. Un gioco meraviglioso, tra noi attori. Da Jodie Foster a Paolo Stoppa, trovavi di tutto. Scherzavamo sempre: un giorno io dovevo contare le pecore, per addormentarmi. Mi misi a contare e man mano tutti se ne andarono. Arrivato a trenta, mi accorsi che mavevano lasciato solo: si sentiva solo il ronzìo della macchina da presa, allora non esistevano le macchine silenziose... Adesso ci risiamo, anche se la società è cambiata».
In che senso?
«I personaggi di allora erano scritti con molta pietas. Adesso, invece, in questa commedia dolceamara il confine comico-tragico appare molto labile. Di come siamo diventati si può ridere, certo. Ma anche restare terrorizzati. Ho notato, per dire, che da certi megayacht viene giù di tutto: cocce di melone, bucce di banana, resti di pomodoro... Non sempre chi gode del benessere è consapevole».
Nel film Unestate al mare faceva lo smemorato. Come in Tutti al mare. Perdere la memoria è un gioco che lattira?
«Più che altro, mi sembra un espediente drammaturgico che funziona. Il labile, quello che come il mio personaggio strologa e intanto rubacchia cose qua e là, ha una sua simpatia immediata».
Che cosa cè di vero nelle voci che le attribuiscono problemi di salute?
«Sono trentanni, da quandè nata mia figlia, che circola la falsa storia della mia dialisi. Ho commesso lerrore dandare al pronto soccorso, che è come la redazione dun giornale».
Infatti, è come sempre in ottima forma. Progetti?
«Il teatro estivo, con i miei ragazzi del Globe Theatre: lanno scorso, 83mila presenze mi hanno fatto capire che Shakespeare interessa molto ai giovani.
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