«Falcone» in onda, respinto il ricorso

Bocciata la domanda del giudice Geraci

da Roma

Colpo di scena a viale Mazzini. I vertici Rai sono riuniti in conferenza stampa per presentare Giovanni Falcone, miniserie su vita e martirio del giudice antimafia (in onda domenica e lunedì su Raiuno) e nell'aria aleggia la cupa ipotesi che la miniserie - diretta dai fratelli Frazzi e interpretata da Massimo Dapporto nei panni del protagonista, con Elena Sofia Ricci in quelli di Francesca Morvillo - non possa andare in onda a causa delle proteste del giudice Vincenzo Geraci, che si ritiene ingiustificatamente coinvolto dalla fiction.
Quand'ecco, giunge la notizia: «Il Tribunale Civile di Roma respinge la domanda cautelare di Geraci», legge il direttore di Raifiction, Saccà, che poco prima s'era sfogato sospirando «se la sentenza non dovesse essere quella giusta, Falcone sarebbe ucciso per la seconda volta». Espressioni che la dicono lunga, sulla premura e i patemi d'animo con cui la Rai ha seguito la creazione di quello che, per più motivi, ritiene un «evento». Prima studiato «pagina per pagina, scena per scena» da Saccà; poi funestato dalla dolorosa scomparsa durante le riprese d'uno dei due registi, Andrea Frazzi; quindi pronto già a marzo ma tenuto in magazzino a causa della campagna elettorale; infine ostacolato dagli inattesi problemi legali.
«Questa per noi non è solo una fiction - considera Saccà - perché travalica i confini d'un genere televisivo, e diviene la cerimonia di riconoscimento dei valori che accomunano un Paese intero». Conscio della responsabilità, ma fuor di retorica, il protagonista Dapporto racconta come s'è avvicinato all'eroe. Ricordando che era soprattutto un uomo. «Dopo aver fatto tanti medici, poliziotti e preti, il produttore Carlo Degli Esposti m'aveva promesso un ruolo completamente diverso - racconta -. Umanamente non m'ha sorpreso: ho scoperto d'avere con Falcone molti punti in comune, come l'ironia e il gusto di restare appartati. Tecnicamente ho dovuto ingrassare cinque chili, e documentarmi con i suoi amici, ciascuno dei quali m'ha raccontato qualcosa di lui. Giuseppe Ayala la sua natura di compagnone; Achille Serra la sua umanità; Maurizio Costanzo il suo modo di camminare, di parlare. E quando la sorella Maria, presentandomi ad una nipote le ha detto “E' tornato a trovarci zio Giovanni”, mi sono emozionato profondamente». Non meno emotivamente coinvolta Elena Sofia Ricci. «Di Francesca Morvillo non esistevano riprese, ma solo foto. Ebbene in tutte quelle che ho visto lei sorride sempre. Ne ho tratto l'idea d'una donna forte, consapevole, coraggiosa. Una gran donna».

Soprattutto sulla dimensione umana del personaggi insiste uno degli sceneggiatori, Pietro Calderoni: «La nostra fiction racconta un uomo, non un eroe. Un uomo testardo sul lavoro, fragile in amore, fedelissimo nell'amicizia».

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