Fallaci e il femminismo i miti della «tribù» di An

da Milano

Si scagliano contro la dittatura mediatica che vuole le donne oggetti sessuali da umiliare, odiano Paris Hilton, il «pensiero unico giovanilistico» di Mtv, gridano contro il bullismo e la cultura del più forte che calpesta il debole e l’indifeso, si schierano dalla parte dei «vinti» della storia. Discutono liberamente di eutanasia, di fecondazione, di ciò che unisce e divide le religioni, di islam, si rivolgono spesso ad Oriana Fallaci, come se il dialogo con lei fosse ancora possibile. Si scambiano pareri sui blog, parlano di Linux («Il bello è che funziona anche meglio di Windows e non costa una lira») e hanno messo su, sul web, «radioribelle». In altri tempi, in cui i sistemi simbolici avevano steccati più rigidi, non ci sarebbero stati dubbi: è il ritratto della gioventù progressista e di sinistra. E invece sono frammenti di discorso raccolti dal forum online di Azione giovani, l’organizzazione nata dalle ceneri del Fronte della gioventù, quando l’Msi divenne An.
Il sito è stato per anni «monitorato» dal giornalista 44enne Fabrizio Bucciarelli, che ha raccolto in un libro (Io a destra di me) i propri interventi, scritti sui temi più disparati che di volta in volta venivano sollevati dai frequentatori del forum, dalla politica all’amore, dal calcio alla musica e alla moda. Altro che gli stereotipi su «credere obbedire combattere»: «Ho scoperto - racconta Bucciarelli – una destra intelligente e sensibile, coraggiosa e sperimentale, altruista e intellettuale». Negli anni «Azione giovani tribù» (la mailing list è nata 12 anni fa) è diventata punto d’incontro e osservatorio sulla gioventù italiana di destra (o meglio appartenente a molteplici destre, non solo An). Ci scrivono anche ragazzi di Fiamma tricolore e Forza nuova. Ci sono i giovani di Forza Italia, i leghisti, i membri di associazioni liberali. Succede che i messaggi si aprano con «cari camerati», ma del vecchio armamentario fatto di saluti romani e nostalgia del Ventennio rimane poco. Tutte cose che hanno lasciato il posto alla libera ricerca intellettuale, all’inquietudine conoscitiva e alla volontà di discutere e ridiscutere tutto, a partire da Dio, Patria e Famiglia.
A proposito, Dio che posto occupa? «Fondamentale» dicono tutti, anche se in alcuni casi in modo decisamente eterodosso. Per Michael Surace, Dio significa «spiritualità della vita, valori cristiani», ma vuol dire anche «accogliere i messaggi che ci vengono tanto dal cuore quanto dalla Madre terra». Essere di destra comporta essere credenti? No, non necessariamente: «A destra ci sono anche persone che non credono in Dio» risponde Vito Andrea Vinci: «Altre persone di destra si riferiscono a tradizioni “celtiche” pagane (...) Altri ancora sono islamici. E ci sono tanti buoni cristiani di sinistra».
Anche la famiglia è sempre citata fra i valori fondanti dell’identità di destra: vuol dire «lavorare insieme per valori più grandi del singolo», «tramadarli nel tempo», «difesa della vita». Ma a proposito di difesa della vita, nulla è tanto sacro da escludere l’esercizio del dubbio e della discussione. Il caso Welby, per esempio, è stato vissuto con tormento: «Facemmo un incontro al Fuan e vennero fuori anche lì posizioni diverse» racconta Cosimo, per il quale l’eutanasia così alla lettera non può essere un principio accettabile da un giovane di destra. E però esistono «macchine e terapie capaci anche di creare situazioni di vita artificiosa che va ben oltre lo stato di natura, la volontà del singolo e il normale ciclo della vita».
La gioventù delle tante destre parla spesso di patria, dei «ragazzi di Salò», di tradizione, e anche qui ciò che emerge è sorprendente. Scrive Max Loda: «La vera forza non è quella di chi impone l’idea a milioni di persone, né tantomeno di chi si adatta al prossimo corrompendo se stesso. La vera forza è nella pazienza di toccare e ascoltare tutti, possibilmente senza guerra e autarchia, rimanendo intonsi».
Per il resto, i giovani di destra odiano le ideologie ma hanno fame di impegno e di ideali.

In molti se la prendono con la tv che parla ai e dei giovani, ma che poi rimanda solo l’immagine della «peggio gioventù», quella disgregata e individualistica, disposta «al tradimento e alla prostituzione» pur di fare soldi. «Cercansi urgentemente idee rivoluzionarie che diano senso a una generazione!» grida sul web un utente che si firma, ma sembra l’unico, «Ziobenito».

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