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False vittime della mafia per far soldi

Gela(Caltanissetta)Dottor Jekyll e mister Hyde dell'antiracket. Denunciano di essere vittime, di subire attentati, ma in realtà sono i mandanti degli «avvertimenti» contro se stessi. Lo scudo dell'antimafia, a volte può risultare più «utile» dell'azione vera contro le cosche. E soprattutto, quando va bene, rende.
Si scopre così, che per intascare il premio dell'assicurazione e i contributi concessi dallo Stato, in Sicilia era la presunta vittima ad aver organizzato due incendi dolosi ai propri danni. Nel Napoletano, invece, si usa la camorra anche quando non c’entra, giusto per spillare qualche soldo. Gela e Acerra accomunati per un giorno da un unico denominatore comune: la falsa denuncia del racket.
A Gela il fatto più grave. Nicola Fabrizio Interlici, titolare di due negozi il 28 agosto dell'anno scorso aveva mostrato le lacrime in tv per denunciare gli esattori del racket delle estorsioni che gli avevano bruciato un negozio di abbigliamento «Pelle d'oca» nel centro del paese. Non solo: aveva pure accusato un uomo Calogero Greco di essere il responsabile degli incendi, sostenendo che gli strozzini avessero dato fuoco anche alla sua Smart. Afflitto e amareggiato aveva anche annunciato che avrebbe lasciato Gela. In sei mesi i carabinieri, che adesso hanno arrestato Interlici, sono riusciti a venire a capo del giallo degli attentati col fuoco. Era stato lui stesso a metterli in atto. Aveva commissionato i roghi per intascare i soldi dell'assicurazione, per avere un posto nella lunga lista delle vittime del racket delle estorsioni e accedere così ai risarcimenti da parte dello Stato. Con il commerciante, cui sono stati concessi i domiciliari, è finito in manette anche l'ex fidanzato della sorella, Giuseppe Di Noto di 25 anni. Sarebbe stato quest'ultimo, nelle vesti di intermediario, a reclutare manovalanza criminale cui affidare il compito di cospargere di benzina e dare fuoco al negozio di Vico Imperia. Interlici, inoltre, è accusato di avere organizzato l'incendio della sua auto, una Smart, avvenuto l'1 marzo sempre dell'anno scorso, in via Apollo. In questo caso avrebbe affidato l'incarico di agire a un minorenne, la cui posizione è al vaglio della Procura dei Minori di Caltanissetta. I guai non sono finiti con i falsi incendi di dubbia natura dolosa, il commerciante gelese è infatti indagato anche per calunnia in quanto avrebbe accusato, per sviare le indagini, una persona che invece è risultata completamente estranea alla vicenda.
Per gli investigatori non ci sono dubbi sul movente di entrambi gli episodi che sarebbero riconducibili al tentativo di Interlici di consolidare la sua posizione di vittima, sfruttando e strumentalizzando l'azione contro i boss.
Ad Acerra, nel Napoletano, in ballo non c'erano centinaia di migliaia di euro di indennizzo bensì la paga di una giornata da addetti alle pulizie. Sul registro degli indagati sono finiti 45 dipendenti della «Service Clean», una ditta che gestisce l'appalto di pulizia dei plessi scolastici dei quattro circoli didattici del paese. Tutti denunciati per interruzione di pubblici servizi, truffa e simulazione di reato. In pratica i lavoratori temendo di perdere il posto per un'annunciata riduzione del personale, hanno pensato bene di denunciare di avere ricevuto minacce da parte della camorra che intendeva gestire in proprio il business della pulizia delle scuole. Nulla di vero.

Solo un escamotage per salvare la diaria di un solo giorno di lavoro, quello durante il quale avevano attuato una forma di protesta contro i tagli della riforma governativa, protesta non autorizzata dai vertici dell'azienda, rifiutandosi, tra l'altro di prestare il servizio di pulizia. Successivamente, per non incorrere nei rigori della legge per interruzione di pubblico servizio e subire la decurtazione della paga della giornata, avevano simulato di essere stati minacciati.

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