«Un falso la fiction su mio nonno Girardengo»

RomaLei proprio non ci sta. «Ed è con me tutta la famiglia», assicura la nipote di Costante Girardengo, Costanza, che ha scritto un’accorata quanto garbata lettera al direttore del Giornale. Perché in un Paese in cui c’è chi fa carte false per andare in tv, i parenti del «campionissimo» sono assolutamente contrari alla messa in onda della miniserie in due puntate, lunedì e martedì prossimi su Raiuno, dedicata al grande ciclista - uno dei più grandi - di Novi Ligure. Sembrerebbe un controsenso ma basta citare il titolo, La leggenda del Bandito e del Campione, per capire dove vuole andare a parare la miniserie diretta da Lodovico Gasparini e prodotta dalla Red Film di Mario Rossini per Rai Fiction. Sì perché il Bandito (con l’iniziale maiuscola e citato per primo), anch’egli di Novi Ligure, è quel Sante Pollastri (interpretato da Beppe Fiorello), che andava in giro, tra l’altro, a uccidere gli odiati Carabinieri. Le sue gesta al Nord però sono state anche ammantate di leggenda, per la generosità verso i poveri e gli anarchici latitanti. Per qualcuno diventò il Robin Hood italiano nonché l’amico di Girardengo, l’altro mito dell’epoca. Da qui, molto tempo dopo, nasce la famosa canzone di Francesco De Gregori (scritta però dal fratello Luigi), Il campione e il bandito (con le iniziali minuscole e con il campione prima del bandito), e il libro omonimo pubblicato dal Saggiatore di Marco Ventura (a lungo inviato del Giornale) da cui la fiction è «liberamente tratta». Ricorda Costanza Girardengo: «La canzone, seppur sconcertò mio padre Luciano che era ancora in vita, e il libro di Ventura, in cui in fondo mio nonno ne esce bene, li avevamo lasciati passare. Non siamo dei piantagrane. Ventura poi parla solo di conoscenza tra Girardengo e Pollastri, non certo di un’amicizia com’è evidente nei promo della fiction».
In effetti negli spot che stanno andando in onda in questi giorni si parla di «un legame che non si ruppe mai» e si sente addirittura qualcuno urlare a Girardengo (interpretato da Simone Gandolfo): «Ma come si fa a essere amico di un assassino?». La risposta, per la nipote più anziana di Girardengo che con il nonno ha trascorso trent’anni della sua vita, è di una semplicità disarmante: «L’amicizia tra queste due persone non esisteva. Il nonno aveva sei anni più di Pollastri, era già il campione italiano a 20 anni, e quindi la scena di loro due in bicicletta è totalmente inventata. La storia dell’amicizia fa acqua da tutte le parti e a noi chiaramente non fa piacere visto che Pollastri era un assassino». Ma c’è dell’altro: «Gli attori hanno raccontato episodi sconcertanti come quello in cui mio nonno avrebbe favorito l’espatrio di Pollastri quando lui era già un delinquente. E poi, cosa che mi ferisce personalmente, viene detto che i due avevano una donna in comune».
Spiega l’autore del libro, Marco Ventura: «Nella miniserie, che io non ho visto, ci saranno pure elementi d’invenzione perché trattasi di fiction. Il mio lavoro è frutto di anni di ricerca e di testimonianze e la cosa certa è che i due si conoscevano attraverso il comune amico Cavanna, il massaggiatore di Girardengo, e che si sono incontrati a Parigi quando Pollastri era già il nemico pubblico numero uno del fascismo». Episodio che neanche Costanza Girardengo smentisce e su cui lo sceneggiatore Andrea Purgatori fonda la sua “difesa”: «Dopo quell’incontro c’è stato un processo in cui Girardengo ha testimoniato su richiesta di Pollastri il quale voleva scagionare due persone accusate ingiustamente di un delitto commesso da lui. Le carte dicono che c’era un rapporto di amicizia, non certo di complicità. Nella miniserie, in cui Girardengo è visto come un grande uomo, ci sarà sicuramente qualcosa che non corrisponde alla realtà, ma è una fiction non un documentario».
E infatti, fiutato il pericolo, la famiglia Girardengo nei mesi scorsi ha chiesto almeno di poter leggere la sceneggiatura. Ma si è scontrata con il solito muro di gomma. «Solo dopo una diffida dell’avvocato - dice la nipote - la Rai ha risposto che dovevamo rivolgerci alla casa di produzione Red Film. Bene, un giorno mi chiama il produttore e mi dice in romanesco “Ah signo’ stia tranquilla che suo nonno ne esce benissimo”». Il «produttore» è Mario Rossini che però, interpellato dal Giornale, ha deciso di non rilasciare nessun commento.

Parlerà, forse, solo stamattina al circolo sportivo della Rai di Roma dove La leggenda del Bandito e del Campione verrà presentato alla stampa. Troppo tardi? «Non escludo azioni legali - annuncia Costanza Girardengo - chiedendo i danni all’immagine della mia famiglia».

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