Milano - La famiglia fa più vittime della mafia. Un morto ogni due giorni, oltre 1.300 vittime in sei
anni: la famiglia italiana uccide più della mafia, della criminalità organizzata
straniera e di quella comune. E quello che dovrebbe essere il luogo più
sicuro, la casa, si trasforma invece nel posto a più elevato rischio, come
conferma la strage di oggi a Verona: 7 delitti su dieci avvenuti nella sfera
familiare nel 2006, sono stati compiuti tra le mura domestiche.
Dai dati degli ultimi due rapporti Eures-Ansa sull’omicidio volontario in
Italia - relativi agli anni 2005 e 2006 - emerge una realtà inequivocabile: un
omicidio su tre avviene in ambito familiare.
Nel 2006 centonovantacinque vittime Nel 2006 ad esempio, le vittime
di omicidi in famiglia sono state 195, pari al 31,7% di quelle complessive,
con una crescita del 12% rispetto all’anno precedente, quando le vittime
furono 176 (il 29,1/ del totale). Le vittime di mafia sono state, nel 2006, il
25,2% del totale, e solo il 12,7% del totale degli omicidi quelle della tanto
temuta microcriminalità. Anche nel 2005, la criminalità organizzata e quella
comune hanno ucciso meno della famiglia: 176 i morti in ambito familiare,
146 le vittime di mafia (24,4% del totale), 91 quelle della criminalità comune
(15,2%).
Gli ultimi dati a disposizione - quelli relativi appunto al 2006 - sottolineano
inoltre che quasi la metà degli omicidi in famiglia avviene al Nord (94
vittime, pari al 48,4% del totale), mentre al Sud se ne contano 62 (31,8%) ed
al Centro 39 (20%).
Maglia nera alla Lombardia La Lombardia è la prima regione per numero di omicidi
in famiglia (30); seguono il Veneto (22), la Campania (18), la Sicilia (17) e
Lazio, Toscana ed Emilia Romagna (14 vittime).
Delle 195 vittime del 2006, 134 sono donne (+36,7% rispetto all’anno
precedente). Il rischio più alto è per le inoccupate, tra i 25 ed i 54 anni.
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