Le banche italiane scoraggiano la propria clientela a scegliere i mutui a tasso fisso rispetto a quelli a tasso variabile, che infatti sono tornati a rappresentare il 70% dei prestiti residenziali complessivamente erogati. A lanciare lallarme è stato Roberto Rinaldi, capo del servizio Supervisione intermediari specializzati della Banca dItalia, durante unaudizione alla Camera. «I tassi medi praticati in Italia, nel confronti con gli altri Paesi dellarea delleuro, risultano nel complesso allineati per i mutui a tasso variabile; per tale tipologia il tasso di interesse risulta oggi molto contenuto. Per i mutui a tasso fisso permane un divario rispetto allarea delleuro», ha proseguito Rinaldi, aggiungendo come sia essenziale che le banche forniscano alla clientela «una corretta» informazione sui rischi connessi alla stipula di contratti il cui costo «può lievitare significativamente in presenza di aumenti dei tassi di interesse».
In ogni caso sulle spalle di 230mila famiglie italiane ci sono già mutui molto pesanti, al punto che la rata ha raggiunto una «soglia critica» per lequilibrio dello stesso bilancio di casa. Tra le famiglie «con una spesa annua per il servizio del debito legato ai soli mutui prima casa - ha specificato Rinaldi - tale debito si collocava nel 2006 al 17% del reddito disponibile. Tra il 2004 e il 2006, lincremento più consistente ha riguardato i nuclei familiari appartenenti alla classe di reddito più bassa (appunto il campione stimato in 230mila famiglie) per i quali la rata di mutuo ha raggiunto il 32% del reddito disponibile».
Nel mirino anche il credito al consumo che, ha detto lesponente di Bankitalia, in Italia è «più oneroso che allestero». «Il tasso dinteresse praticato dalle banche italiane sulle nuove operazioni si attesta attualmente attorno al 10%, più elevato rispetto al dato medio dellarea delleuro».
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