Le famiglie pronte alla festa «Tornano, l’incubo è finito»

Trovato il luogo in cui erano rinchiusi, sotto il tiro dei kalashnikov è cominciata la trattativa durata due ore e mezzo

da Milano

«La cosa più importante è che stanno tornando, l’incubo è finito»: in sostanza, dalla casa di Basiglio (periferia di Milano) dove risiedono Enzo Botillo e la sua compagna Patrizia Rossi, a quelle di Padova dove abitano i coniugi Maura e Piergiorgio Gamba e Camilla Ramigni, esce la stessa festosa considerazione. Quando arriveranno? Come si è dipanata la complessa e affannosa operazione che ha portato alla liberazione di tutti e cinque gli ostaggi? Se ne parlerà più avanti, adesso «la cosa più importante e che stanno tornando, l’incubo è finito», frase ripetuta quasi meccanicamente dai parenti di Basiglio a quelli padovani. La notizia della loro liberazione nelle tre case degli italiani sequestrati è giunta attraverso la televisione ed è stato subito uno scambiarsi di telefonate, soprattutto dopo che dalla Farnesina è arrivata - rapida - la conferma, che in una decina di minuti ha raggiunto quanti dovevano essere informati.
«Ho sentito mia madre al telefono - racconta commosso Jacopo, che fa l’avvocato ed è il figlio maggiore dei coniugi Gamba, parlando da uno spioncino del portone della sua casa di via Morgagni, a Padova - era emozionatissima, in lacrime, così come noi. Papà mantiene la calma, la mamma è felicissima e non sta più nella pelle. È stata una telefonata molto corta, ma va bene così, non avremmo nemmeno avuto la forza per sostenere una conversazione lunga. Insomma, abbiamo vissuto un momento di grande unità familiare, sentito tutti vicini e tutti hanno rispettato il nostro dolore, la nostra apprensione».
Carlo, il figlio minore dei Gamba, conferma di aver parlato spesso al telefono, in questi giorni, con Andrea, Enrico e Claudia Polato, i figli di Camilla Ramini, l’altra padovana sequestrata nello Yemen, e di aver ricevuto attraverso loro anche informazioni, su che cosa stava accadendo a Sana’a, da Raffaele Polato, il papà di Andrea, Enrico e Claudia, che era nello Yemen ed era riuscito a sfuggire al rapimento. Come succede spesso nei casi della vita, Raffaele Polato, che nella vita è medico del lavoro, ha saputo della liberazione da una telefonata giuntagli dall’Italia: «Avevo appena parlato con i miei figli - racconta - quando un mio collega e amico mi ha chiamato da Padova per dirmi che tutto era finito, come aveva appena detto la televisione. E subito dopo la conferma mi è arrivata qui direttamente dall’ambasciatore d’Italia, Mario Boffo».
Quasi allo stesso modo si sono mosse le cose a Basiglio e Landriano, le residenze di Enzo Bottillo e Patrizia Rossi. Luca, 24 anni, figlio di Bottillo, ha vissuto queste ore difficili a Basiglio, assieme a Veronica (16 anni) ed Elena (13) le figlie di Patrizia Rossi. «Siamo davvero felicissimi - hanno gridato in coro tutti e tre - sono i nostri genitori, è una gioia grande che temevamo di non poter più provare».
A Landriano, il centro tra Pavia e Milano dove vive Patrizia, un suono di campane ha normalizzato la vita del paese. «È stata la Befana» hanno scritto su un cartello esposto nella vetrina del negozio di Patrizia Rossi, sostituendo un messaggio tiepido dei giorni scorsi.

E tutto il paese - da Giovanni papà di Patrizia al parroco don Angelo - si è trovato in piazza per fare festa. «Con le trattative - ha smozzicato il sindaco Roberto Aguzzi - si risolve tutto. Qualcuno di noi già temeva la vicenda si risolvesse come quella di Calipari».

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