Ora o mai più, è il momento. È il momento per Fantantonio di essere finalmente Antonio Cassano, è il momento per un grande talento di diventare davvero un campione, con una grande maglia, con un grande obbiettivo. Certo, lo so che il mio amico Beppe Di Corrado vorrebbe vedere per sempre quel ragazzino che si aggiustò la palla di tacco per infilare la sua squadra del cuore, già proprio l'Inter: allora al San Nicola - era il 18 dicembre 1999 - si impazziva per Enninaya e invece dai vicoli di un infanzia difficile spuntò un lampo di genio. E lo so che laggiù, a Bari Vecchia, pensano che quel ragazzino non cambierà mai, anzi non deve cambiare, perché Totò è fatto così.
Però è troppo facile restare lì sul mare - con tutto il rispetto e l'onore per la maglia blucerchiata che porta - a fare dispetti ai compagni e a scambiarsi anelli pieni di diamanti con la fidanzata alla palombella facile. Antonio, cari amici, non è più un ragazzino, è l'ora di crescere, il momento di diventare qualcuno. O meglio: di diventare e basta. Così ecco perché sì: a Roma era ancora Totò di Bari Vecchia, a Madrid era ancora tutto troppo grande per lui. Lui non era solo la caricatura di Fabio Capello - quella immortalata dalle telecamere furtive - era ancora una caricatura di galactico, con quell'assurdo pellicciotto con cui si presentò il primo giorno. Mentre adesso se lo guardate bene assomiglia sempre di più a un uomo e per questo a un campione: immaginatevi lui con Mourinho, lui con Eto'o e Milito, lui con Balotelli, in una squadra con gente come Maicon, Lucio, Cambiasso, Thiago Motta, Stankovic.
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