Un pretore laveva sdoganata nel 1997, un tribunale lha riportata violentemente sotto i riflettori nel 2012. Parliamo della cura Di Bella, quella che sarà somministrata gratuitamente dalla Asl di Bari ad un malato di cancro che chiedeva di essere curato con il metodo ideato dal medico siciliano. I giudici si sono schierati con il paziente a dispetto dello scetticismo della comunità scientifica e delle sonore bocciature da parte del ministero della Sanità.
Insomma, ha sbagliato i calcoli chi pensava che la cura alternativa al cancro senza lutilizzo della chemioterapia fosse una storia chiusa e caduta nel dimenticatoio. Sembra viva e vegeta. Cè persino qualcuno che la reclama in un'aula di tribunale e la ottiene gratuitamente dallo Stato. Dunque vale la pena di riparlarne. Va trasmesso al lettore il fermento che gira attorno a quel viso serio, incorniciato dalla capigliatura folta e bianca del professor Luigi Di Bella. E stato immortalato in tv, nei giornali, in Italia e allestero quando si cercava di capire se il suo metodo a base di somatostatina fosse davvero una nuova scoperta scientifica rivoluzionaria anticancro. Molti si ricorderanno la lunga coda di pazienti davanti alla sua casa di Modena in attesa di una visita che restituisse loro la speranza di vivere. Qualcuno ha ricevuto sollievo, altri solo illusioni. Si sono scatenate guerre e faide mediche sul metodo Di Bella. E la sperimentazione del 99 ha bloccato ogni aspettativa rivoluzionaria in campo medico. Il suo cocktail di sostanze a base di vitamine, ormoni e somatostatina che avrebbe dovuto frenare la diffusione del tumore è stata dichiarata «inefficace» dal ministero della Sanità. Una stroncatura. Ma per i suoi sostenitori il professore resta un Salvatore che va sostenuto. Anche quando le luci dei riflettori si spengono. Basta dare unocchiata al Blog di Gioia Locati «Col senno di poi» sul Giornale per verificare le testimonianze dirette di gente che è guarita usando il suo cocktail di farmaci.
La storia di Marina è emblematica. E guarita da un carcinoma mammario senza perdere il seno e senza sottoporsi a cicli di chemio e di radio. Ha s seguito la cura Di Bella con scrupolo. E oggi, assieme ad altre 13 italiane colpite da carcinoma mammario che, come lei, hanno rifiutato intervento e protocollo tradizionale, è un caso scientifico di rilevanza mondiale. Il cancro di queste donne si è rimpiccolito man mano «sotto leffetto dei farmaci, mica di zuccherini» precisa Marina perché la cura di Bella «non è una pozione preparata da un santone». Marina e tanti altri. Basta cliccare su Internet per scoprire diversi blog con testimonianze di pazienti guariti dal loro male. Il professore è scomparso nel 2003, ma il figlio Giuseppe ha continuato la sua battaglia e ha raccolto in eredità pazienti e fan del padre. E' una storia zeppa di luci e ombre. Molto delicata. Perfino il neo ministro della Sanità Renato Balduzzi sembra imbarazzato dinnanzi alla domanda di un cronista sullultima sentenza del tribunale di Bari: «E una vicenda che ha già avuto tempo fa un lungo percorso e si è già definita. Non credo di dover fare alcun commento». Stop. Ma lo sa Balduzzi che Ilenia, con la cura Di Bella ha scacciato un linfoma al secondo stadio in pochi mesi e da 15 anni vive felice? Oppure che Caterina non riusciva a camminare per i tumori ossei e dopo i primi giorni di cura saliva le scale? Testimonianze on-line, certo, da prendere con le pinze.
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