Matteo Sacchi
da Milano
Tredici milioni di euro. Ecco quanto verrà stanziato dal governo per reinserire nel mondo del lavoro circa 2mila detenuti dei 15mila che stanno lasciando le carceri per l'indulto. Dieci milioni verranno forniti dal ministero del Lavoro presieduto da Cesare Damiano, tre milioni dal ministero della Giustizia.
Un tentativo che arriva a svuotamento delle celle già avvenuto, per impedire a chi è rimasto sulla strada, forse anche perché l'hanno scarcerato senza aver programmato nessun tipo di assistenza, di tornare alle vecchie abitudini, per necessità o per inclinazione.
Ipotesi non irrealistica, basti tener presente le pagine di giornale degli ultimi giorni. Così, visti i cattivi risultati delle magliette e dei dentifrici distribuiti dal comune di Roma e la fatica dei tavoli tecnici con il volontariato in vacanza, ieri è arrivata la risposta governativa: per gli ex carcerati che ne faranno richiesta, migliaia di tirocinii della durata di sei mesi. Durante il periodo di apprendistato al lavoro, che normalmente dovrebbe far parte del programma carcerario di riabilitazione, lo Stato erogherà un «sostegno al reddito» di 450 euro. Un progetto di cui restano da capire i tempi attuativi. Il primo passo dovrebbe essere quello di creare un tavolo di «governance» e degli sportelli che dovrebbero capire le istanze dei detenuti. Una rete di monitoraggio che sembra difficile possa essere messa in piedi prima di settembre.
Si sa invece con certezza quale sarà la struttura portante del progetto. A coordinare il tentativo rieducativo sarà Italia lavoro, lagenzia del ministero che si sforza di rioccupare anche i cittadini che con il penale non hanno a che fare, a impiegare i liberati saranno invece soprattutto le cooperative.
Al progetto si sono infatti offerte di collaborare la Lega delle Cooperative, la Cnca, e Federcooperative. Un impegno nobile ma non gratuito,riceveranno come contraccambio per «l'onere della rieducazione» una «dote di mille euro una tantum» per ogni indultato.
Resta da chiedersi, al di là della tempestività o dellefficacia del provvedimento, cosa ne penseranno centinaia di migliaia di disoccupati che non hanno mai rubato neanche una mela. Quelli che si devono accontentare dei buoni consigli forniti dal portale internet di Italia Lavoro o di lasciare il loro curriculum in qualche banca dati. Una possibile risposta la fornisce Maria Burani Procaccini responsabile famiglia e minori di Forza Italia. «Una cosa - osserva - è favorire il recupero, un altra è dire: siccome sei stato in carcere potrai avere vantaggi e reddito minimo rispetto a chi invece, pur in condizioni di bisogno, non ha varcato i confini dellillegalità». Una situazione che rischia di ripresentarsi, a livello locale, anche per gli alloggi. A Cremona si discute della possibiltà di mettere a disposizione degli ex detenuti le case popolari dellAler.
Sei detenuti stavano in carcere e seguivano un programma di rieducazione al lavoro. Una volta usciti hanno dovuto abbandonarlo perché senza casa in città. Sarebbe giusto creare una graduatoria speciale per loro? Maggioranza e opposizione rispondono di no. LAler cerca una soluzione coi mezzi che ha.
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