Fate l'amore non la guerra, un vecchio slogan pacifista degli anni Sessanta che è alla base del musical "Hair". Ancora più antico lo slogan proposto da Lisistrata nell'omonima commedia di Aristofane: chi fa la guerra (tra ateniesi e spartani) non farà l'amore. Non è un caso che entrambe le opere teatrali vengano ospitate nel cartellone del Teatro Carcano nella stagione in corso, il cui focus è per l'appunto sul rifiuto della guerra. E se "Lisistrata" è atteso a fine febbraio, "Hair" il musical scritto da Gerome Ragni e James Rado e musicato da Galt McDermot si prende la scena fino all'11 gennaio nell'allestimento tradotto in italiano di MTS Entertainment con la regia e le scene di Simone Nardini e le coreografie di Valentina Bordi. A suggerire la curiosa parentela tra queste due opere così diverse è la responsabile della programmazione al Teatro Carcano Mariangela Pitturru, per la quale "Hair è il musical capace di parlare all'oggi ferito dalle guerre con la stessa forza di quel lontano 1967" quando, dice la storia teatrale, l'opera che raccontava le vicende degli appartenenti a una comunità hippy newyorchese durante gli anni del conflitto in Vietnam debuttò off-Broadway al Public Theater. Il regista Milos Forman ne avrebbe realizzato una fortunata, seppur rivisistata, versione cinematografica nel 1979. Qui in Italia si ricordano diverse versioni, la prima storica al Teatro Sistina di Roma nel 1970 con Loredana Bertè, Renato Zero e Teo Tecoli protagonisti. Sul palco del Carcano con una compagnia di 19 elementi più 10 perfomer tra il pubblico (in una versione immersiva particolare) e con band dal vivo diretta da Eleonora Beddini - la storia resta fedele alla cornice degli anni Sessanta e, per di più alla scrittura dell'opera originale teatrale che, "a differenza del film di Forman - spiega Sandro Avanzo, responsabile dell'adattamento insieme a Simone Nardini - ha una storia meno lineare, più impressionista, con una serie di istantanee sull'epoca e sulla comunità alternativa, qualcosa che rimandava fedelmente alla contro-cultura di quegli anni". Diverse le particolarità di questo "Hair": "Abbiamo tradotto le liriche dei brani più legati ai fatti raccontati spiega il regista mentre abbiamo lasciato in inglese le hit più celebri come Aquarius, Let The Sunshine In e Hair". Sull'attualità dell'opera il regista Simone Nardini è realista e inevitabilmente amaro nella sua considerazione: "Rispetto alla fine degli anni Sessanta oggi ci sono nel mondo più guerre: dal Vietnam ad oggi gli Stati Uniti, per il loro ruolo internazionale, sono stati coinvolti in circa 150 conflitti. Un musical come questo unisce l'entertainment alla riflessione su temi vitali, non solo la guerra ma anche la dipendenza dalle droghe. Purtroppo quelli erano anni in cui la rottura radicale con il modo di vivere borghese venne vissuto da molti giovani con il ricorso alle droghe anche più letali. Più di una generazione ne restò devastata. Dalla versione originale abbiamo eliminato solamente alcuni riferimenti a personaggi della cronaca americana che oggi risulterebbero anacronistici".
La musica, invece, non tradisce lo spirito originario: "Abbiamo mantenuto suoni genuini, solo corretto qualche arrangiamento precisa ancora Nardini per avvicinarci al gusto attuale". Nella data speciale del 6 gennaio nel ruolo di uno dei protagonisti, Claude, è atteso Jacopo Sarno, protagonista di diverse serie Disney italiane e nel cast della versione italiana di "High School Musical".