Come fare scienza senza gli scienziati

Non finiscono di stupire e d'altra parte Romano Prodi l'aveva detto: vogliamo stupire. Avete mai sentito di un governo che organizza una conferenza nazionale di algebra dei numeri transfiniti o di fisica dei tachioni o di chimica degli elementi transuranici o dei trapianti di cuore? No? Bene, aspettatevi questo e altro. Per intanto, senza consultare le società, nazionali o internazionali, di fisica o di geologia o di geofisica, il nostro fantasioso governo ha organizzato la Conferenza nazionale di climatologia: nei due giorni del 12 e 13 settembre, attentamente ascoltati da Giorgio Napolitano, saliranno sul palco della gloria i più improbabili personaggi.
Tra i grandi assenti ci sarà invece proprio Franco Prodi, fratello del premier e direttore dell’Isac (Istituto per gli studi e l’atmosfera e il clima). Una defezione che la dice lunga sull’«autorevolezza» di cui gode questa Conferenza nell’ambito scientifico. Al posto dei veri esperti disquisiranno infatti di climatologia politici (laureati e non), avvocati, sociologi, architetti; i presidenti di Anbi, Federutility, Legambiente, Wwf, Amici della Terra, Coldiretti, Confagricoltura, Cia; responsabili della Conferenza Stato-Regioni, di Greenpeace, e delle Agende-21. Pensate, apre i lavori tale Giancarlo Viglione e la sola prima mezza giornata è occupata dagli interventi di Piero Marrazzo, Fausto Bertinotti e Pecoraro Scanio. La seconda giornata comincia coi saluti del vicesindaco di Roma, continua con una sessione il cui presidente (Ermete Realacci) è l'unico che possa avere una qualche vaga idea della fisica del clima, visto che da giovane, quando pensò che avrebbe anche potuto studiare, si iscrisse a Fisica: non sopravvisse al primo anno, ma tutti gli altri della sessione che presiede, nessuno escluso, la parola fisica non sanno neanche sillabarla e quella dell'atmosfera non sanno neanche che esiste.
La seconda giornata di questa Conferenza, fatemelo scandire, na-zio-na-le continua con la tavola rotonda plenaria. Ora elenco tutti i partecipanti, ma prima tenetevi forte. Orbene, alla tavola rotonda di quella che il governo ritiene essere la climatologia interverranno (tenetevi forte, ripeto): il direttore del Tg1, i ministri dell'Ambiente, dell'Agricoltura, delle Finanze, dell'Università, dello Sviluppo economico, nonché i segretari di Cgil, Cisl, Uil e Ugl (ve l'avevo detto che dovevate tenervi forte). Nessun altro? Sì: il vice presidente di Confindustria e - non si capisce a questo punto perché - l'On. Altero Matteoli, ex-ministro dell'Ambiente. Nessun altro a sentenziare di climatologia? Nessun altro. Chiudono i lavori: Giancarlo Viglione (che - ricordate? - li aveva pure aperti), Romano Prodi e Pecoraro Scanio. Vi chiederete chi questo Giancarlo Viglione sia. Nel 2000 Pecoraro Scanio lo mise a capo dell'Istituto nazionale di ricerca sugli alimenti e sulla nutrizione; e ora, dopo averlo messo a capo dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente, gli ha affidato il compito di organizzare la Conferenza nazionale sul clima. Vi chiederete: ma è un nutrizionista o un climatologo? Nessuno dei due: è un avvocato amministrativista.
Si potrà anche ascoltare l’unico vero scienziato: il premio Nobel, Carlo Rubbia.

Cosa dirà il professor Rubbia e gli altri pochi e meno illustri luminari, già lo so. Anticipo solo che tutti hanno un comune vangelo cui far riferimento: le posizioni dell'Ipcc, l'organismo dell'Onu che si occupa di clima. Ma di questo parleremo al più presto.
Franco Battaglia

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