Farmaci e terapie

Ecco quali tumori possono scomparire grazie alla radioterapia

Sono sempre di più i tumori che vengono combattuti e vinti grazie alla radioterapia: ecco quali e perché si preferisce ad altri trattamenti

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Non soltanto terapie invasive da cui possono derivare anche importanti effetti collaterali: molti tumori possono essere combatutti e vinti grazie alla radioterapia in grado di sostituirsi agli interventi di chirurgia e alla chemioteraia specialmente nelle fasi iniziali in cui viene presa la malattia. Grazie ai sempre più moderni ed efficienti macchinari, le particelle ionizzanti colpiscono dall'esterno la massa tumorale fino a farla regredire e, nei casi migliori, scomparire del tutto.

Cosa succede con la radioterapia

Se è vero che i pazienti non possono decidere quale trattamento sarà indirizzato a loro (decisione soltanto dei medici), hanno comunque il diritto di essere informati sulf atto che "grazie alla radioterapia oltre il 40% dei malati riesce a raggiungere la guarigione", ha spiegato al Corriere Marco Krengli, presidente dell’Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia clinica (Airo). I numeri odierni mostrano, infatti, che "un trattamento radioterapico viene prescritto circa al 70% dei malati di tumore, da solo o associato ad altri trattamenti (chirurgia, chemioterapia, ormonoterapia, immunoterapia)".

I tumori da trattare

Quando si può, quindi, rimane la prima scelta grazie alla radiazioni che sono sempre più efficaci e mirate che in passato e risultano molto meno tossiche rispetto ad altri trattamenti (chemio). Se la chirurgia rimane ancora l'arma più efficace per eliminare il tumore (oltre il 46% dei casi), subito dietro bisogna dire grazie alla radioterapia che permette la guarigione del 42% dei pazienti. Per quanto riguarda il tumore più diffuso tra gli uomini, quello alla prostata, ecco che diventa un'arma fondamentale. "Possono bastare cinque sedute di radioterapia per guarire definitivamente da un carcinoma prostatico in stadio iniziale", ha spiegato al quotidiano il prof Rolando D’Angelillo, docente di Radioterapia all’Università di Roma Tor Vergata. "I vantaggi per i malati, rispetto alla chirurgia, sono che si evitano i disturbi legati all’invasività e all’incontinenza urinaria. Senza contare che in pochi minuti, stando sdraiati su un lettino e senza sentire nulla, il trattamento è fatto".

Uno dei mali peggiori se preso in ritardo è il tumore al polmone, al terzo posto per diffusione in Italia. Chi riesce a fare prevenzione e scoprire il cancro nelle prime fasi può essere curato con quella che si chiama radioterapia stereotassica, "una innovativa tecnica radioterapica non invasiva che permette di inviare una elevata dose di radiazioni direttamente sul volume tumorale con estrema accuratezza e precisione", spiegano gli esperti di Humanitas. Nei pazienti che si trovano in stadi di malattia più avanzati, però, si rende necessaria l'integrazione con la chemioterapia e l'immunoterapia con una decisa e aumentata speranza di vita rispetto al passato.

La radioterapia diventa di fondamentale importanza anche per trattare i tumori che colpiscono sia la testa che il collo che impediscono il normale funzionamento degli organi impattando negativamente con le più comuni attività quotidiane come bere, mangiare e parlare. "In circa il 35% dei casi la malattia alla diagnosi è in stadio iniziale e, in queste circostanze, la radioterapia può essere adottata come unico trattamento curativo, in alternativa alla chirurgia, per esempio nei tumori delle corde vocali o della tonsilla", spiega al Corriere il prof. Pierluigi Bonomo, dirigente alla Radioterapia del Careggi di Firenze e coordinatore del comitato scientifico Airo. Nei casi in cui il tumore sia in stadio più avanzato si rende necessaria, come in altre occasioni, l'accoppiata con la chemioterapia.

Ottime notizie anche da chi viene colpito dal tumore anale con effetti collaterali molto più limitati che in passato: in questo caso, per una completa guarigione spesso si utilizza anche la chemioterapia con una guarigione totale in una percentuale superiore all'80% dei casi.

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