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Esami del sangue e anticorpi coniugati: le nuove frontiere della lotta ai tumori

Ricerca e farmaci, i progressi al congresso di oncologia Usa. Seno, polmoni e ovaie: le speranze dell’immunoterapia

Esami del sangue e anticorpi coniugati: le nuove frontiere della lotta ai tumori
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Chicago - I progressi nella cura del tumore con l’obiettivo di aumentare la sopravvivenza. È il tema di quest’anno del Congresso ASCO (American Society of Clinical Oncology) a Chicago, nel corso del quale stanno emergendo notizie positive dai numerosi studi presentati.
Le novità abbracciano tutte le aree dell’oncologia, in particolare il polmone e il seno.
Lo studio clinico di fase 3 CROWN, presentato agli oltre 30mila partecipanti al Congresso, si è concentrato sulla forma polmonare «non a piccole cellule» ALK-positiva. La terapia con uno specifico inibitore della tirosin chinasi ha portato a una sopravvivenza libera da progressione più lunga e un efficace controllo e prevenzione delle metastasi cerebrali rispetto a quelli trattati nel gruppo di controllo. «I risultati sono i migliori mai osservati per un ALK TKI», sottolinea David R. Spigel, Direttore scientifico del Sarah Cannon Research Institute di Nashville. Sempre sul tumore al polmone, che nel complesso rappresenta la prima causa di morte per tumore in Italia, un altro studio per la forma «a piccole cellule» evidenzia che i pazienti che hanno ricevuto «l’aggiunta di immunoterapia dopo la chemioterapia tradizionale e le radiazioni hanno vissuto più a lungo e avevano meno probabilità di recidiva del cancro», afferma il professor Lauren Byers dell’MD Anderson Cancer Center di Huston.
Per quanto riguarda il tumore al seno, l’Institute of Cancer Research di Londra ha presentato uno studio, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, che utilizza un esame del sangue per valutando il Dna tumorale circolante (ctDNA).
Ciò permette di prevedere la recidiva in pazienti ad alto rischio, mesi o addirittura anni prima che si verifichi una ricaduta, «di superare l’invasività di una biopsia tradizionale e scoprire i vasi sottotipi di malattia con precisione», affermano i ricercatori. Sempre per il seno, la forma metastatica con recettori ormonali positivi, recettore del fattore di crescita epidermico umano 2 basso o ultrabasso, progredito dopo terapia endocrina, trova in un anticorpo monoclonale farmaco-coniugato la soluzione per ritardare la crescita. I dati dello studio di fase 3 DESTINY-Breast06 affermano che le pazienti hanno vissuto più a lungo, senza progressione o peggioramento della malattia rispetto alla chemioterapia standard. «I coniugati farmaco-anticorpo rappresentano una parte efficace della cura del cancro e ricoprono un ruolo crescente nei nostri paradigmi terapeutici – spiega Erica L.

Mayer del Dana-Farber Cancer Institute di Boston – Questa può diventare l’opzione terapeutica di prima linea preferita per la maggior parte delle pazienti con carcinoma mammario metastatico HR+, dopo la progressione della terapia endocrina. C’è stata tossicità più grave rispetto alla chemioterapia tradizionale e potrebbe non essere la scelta giusta per ogni paziente».

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