Enza Cusmai
da Milano
I medicinali generici vengono «promossi» dallAntitrust che costringe i medici a segnalarli sulla prescrizione. Una rivoluzione culturale che entusiasma Alessandro Carletti, portavoce di Federfarma della Lombardia. «È uniniziativa sacrosanta che capita proprio in un momento in cui i farmacisti sono impegnati a convincere tutti i pazienti, anche i più anziani o più reticenti, a scegliere il farmaco di qualità ma meno costoso per lintera comunità».
Però alcuni medici non sono daccordo.
«Purtroppo alcuni di loro appongono sulla ricetta in cui prescrivono la specialità di marca la scritta non sostituibile. In questo caso neanche il farmacista può proporre il generico e il paziente non lo può richiedere».
Ora con questa modifica il paziente o il farmacista avrà le mani più libere?
«Certamente. Il farmaco equivalente costa come minimo il 20% in meno della specialità di riferimento. Se il medico prescrive obbligatoriamente quello di marca, il paziente deve pagare la differenza di prezzo perché il servizio sanitario copre solo il costo del farmaco generico».
Ma anche ai farmacisti conviene di più vendere il prodotto di marca.
«È vero, il generico costa di meno e quindi fa guadagnare di meno».
Dunque è possibile che i generici non vengano consigliati al banco?
«Questa è una grandissima frottola. Noi siamo dei professionisti seri e persone come si deve. Farmacisti che si sono macchiati di gravi colpe nei confronti della collettività si contano sulle dita di una mano. Inoltre, siccome siamo convenzionati con il servizio sanitario nazionale siamo consapevoli che è essenziale controllare la spesa sanitaria. Se esplode, oltre al danno per la comunità le farmacie vengono danneggiate».
In che modo?
«Vengono pagate anche dopo anni. In alcune regioni del Sud, come in Campania, hanno addirittura cartolarizzato i debiti. Quindi i farmacisti sono ben contenti se viene applicato un meccanismo che permette di mantenere un corretto consumo di farmaci controllando la spesa».
Quanti sono i farmaci generici e quanti se ne vendono?
«Sono circa un centinaio a fronte di qualche migliaio di farmaci di marca. E se ne vendono solo il 30%».
Come mai?
«I clienti sono restii ad acquistare il generico, un risparmio di due o tre euro non li convince a cambiare abitudini. È una cultura che non è stata ancora accettata. Inoltre esiste una parte della classe medica che non appoggia il farmaco generico con piena convinzione».
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