Un farmaco «made in Italy» contro il dolore cronico

È una promessa per porre fine alle angosce di chi soffre di dolore cronico e arriva dai ricercatori italiani. Nei laboratori dell'Istituto superiore di sanità si studia una nuova molecola che si sta rivelando un valido punto di partenza per la messa a punto di farmaci in grado di porre fine alle sofferenze di quei pazienti che soffrono di dolore cronico e contro il quale l'attuale terapia si dimostra inefficace. Dal Dipartimento del farmaco dell'Iss dicono che i primi risultati sugli animali sono promettenti, e che la molecola sembra più attiva della morfina.
Quasi il 20 per cento degli europei è afflitto da dolore cronico severo, spesso non curato adeguatamente: un quadro di sofferenza quotidiana tratteggiato da Painstory (Pain Study Tracking Ongoing Responses for a Year), un'indagine condotta su circa 300 pazienti con dolore cronico in 13 paesi europei da Ipsos Mori, presentata di recente in un congresso sul dolore a Lisbona. La molecola «made in Italy» si è mostrata efficace nel prevenire la risposta delle terminazioni nervose deputate a riconoscere le sensazioni di dolore. «La nostra ricerca - spiegano Stefano Pieretti e Amalia Di Giannuario, ricercatori del Dipartimento del farmaco dell'Iss - condotta in collaborazione con l'università di Firenze e il gruppo farmaceutico Acraf, si basa su un nuovo derivato: 4-amino-5-vinil-3(2H)-piridazinonico».
Questa sostanza si è rivelata «molto potente nel prevenire la risposta nocicettiva, la risposta comportamentale evocata dalla stimolazione dei recettori del dolore. In particolare, questa nuova molecola risulta più attiva della morfina dopo una somministrazione orale nel topo». Il tutto grazie a «un meccanismo che coinvolge il sistema adrenergico, parte del sistema endogeno di controllo del dolore». «I farmaci tradizionali impiegati nella terapia del dolore - spiegano i ricercatori - oltre ad aver ampiamente dimostrato la loro scarsa efficacia nel trattamento di alcune sindromi croniche come il dolore neuropatico, producono spesso effetti collaterali talvolta anche gravi.

Per tutte queste ragioni la ricerca sul dolore è molto attiva, e punta sia a chiarire le modalità di funzionamento dei sistemi endogeni preposti al controllo e alla modulazione del dolore, sia all'individuazione e caratterizzazione di nuove molecole attive».