Farnesina, summit con i ribelli siriani Terzi: «Serve una risoluzione dell’Onu»

Una strategia di «indurimento» delle sanzioni contro Assad e i suoi «più stretti sostenitori», che passi attraverso una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. È questa la linea che l’Italia intende continuare a perseguire per fermare la repressione delle opposizioni in Siria, che tra l’altro impedisce l’apertura dei corridoi umanitari per assistere la popolazione. Il presente e il futuro della Siria sono stati al centro di un colloquio alla Farnesina tra il ministro degli Esteri Giulio Terzi e i rappresentanti del Consiglio Nazionale Siriano (Cns), la piattaforma di oppositori all’estero collegata ai movimenti in patria.
Il bilancio della repressione da parte del regime, dopo nove mesi, è pesantissimo. Stime ufficiali parlano di 4 mila morti anche se, ha riferito il presidente del Cns Burhan Ghalioun, le persone sul campo parlano di «10 mila morti, che si aggiungono ai 20 mila scomparsi ed ai 70 mila arrestati». L’obiettivo «prioritario» dell’Italia, ha assicurato Terzi, è di «porre fine» alla spirale di violenza per avviare una «stabilizzazione» del paese. Per questo, il governo proseguirà a lavorare per una risoluzione Onu che «chiarisca erga omnes questa impostazione di pressione economica sul regime». L’ostacolo principale è la Russia, sostenitrice del presidente Bashar al Assad.

La comunità internazionale, ha chiesto Ghalioun a Terzi, dovrà «fare di più» per convincere Mosca. Nell’immediato, si lavora sull’ipotesi dei corridoi umanitari. Ma per aprirli, ha sottolineato Terzi, serve il sì di Damasco. Che per ora tergiversa.

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