Fassino vuol usare i 37 miliardi di Prodi

Fabrizio Ravoni

da Roma

I 37 miliardi di maggior gettito stanno diventando il «mistero» di questa legge finanziaria. L’altro giorno, Visco presenta in commissione Bilancio del Senato una tabella che mostra un aumento delle entrate superiore all’11%, con un incremento del gettito fino a novembre di 37 miliardi. Ieri l’opposizione ha chiesto al governo - dopo l’ufficializzazione delle maggiori entrate - una nota di variazione al Bilancio dello Stato. «Il governo, però, - rivela Mario Baldassarri di An - si è fermamente rifiutato». Così Giuseppe Vegas (Forza Italia) ha chiesto che il ministro dell’Economia venisse a spiegare in Parlamento sia la gestione della manovra sia cosa conta di fare con questo maggior gettito.
Il governo, quindi, continua nella politica di nascondere ai conti pubblici ufficiali questi 37 miliardi che, vale la pena ricordare, rappresentano il 2,5% del pil. E il motivo della scelta è evidente: se lo facesse, dovrebbe annunciare che il deficit di quest’anno non si chiuderebbe al 4,6%, come indicato dalla commissione che ispezionò i conti pubblici all’indomani della formazione del governo; ma scenderebbe al 2,1%. Cioè, dovrebbe annunciare che Berlusconi e Tremonti hanno lasciato i conti in ordine.
A rompere le uova di questa strategia, arriva però il segretario del primo partito della maggioranza. Piero Fassino osserva: «L’incremento delle entrate fiscali contribuisce a ridurre in primo luogo il deficit del 2006 e dimostra che con una seria politica fiscale è possibile aumentare gli introiti». In altre parole, Fassino chiede che nel deficit di quest’anno vengano conteggiati i 37 miliardi di maggiori entrate, esattamente in linea con quanto previsto dal Patto di Stabilità europea. Ma se il ministero dell’Economia non presenta la nota di variazione al Bilancio, la richiesta di Fassino non può essere accolta. Non solo. Se lo facesse dovrebbe dimostrare che già oggi il deficit è sotto il 3%. Ne consegue che non serve una manovra, come quella contenuta nella legge finanziaria.
Nel tentativo di trovare una soluzione, il governo - ben conscio e da tempo - del volume delle entrate fiscali, ha scelto la strategia di appesantire il deficit del 2006, così da «mangiare» un po’ del maggior gettito. L’ha prima fatto scaricando in un unico esercizio il costo della sentenza Ue sull’indeducibilità Iva delle auto di servizio. Ora ci sta provando anche con il calcolo, nei conti di quest’anno, dei costi delle obbligazioni emesse da Infrastrutture Spa per finanziare gli investimenti delle Fs. Operazione quest’ultima, che rischia di fallire. Da Bruxelles, infatti, fanno sapere che scelte del genere «non hanno alcun impatto per quest’anno e per gli anni futuri».
Con un rischio.

Appesantire con le obbligazioni di Infrastrutture il debito di quest’anno potrebbe innescare nella commissione Ue una riflessione: rialzare il profilo del deficit italiano. E paradassalmente, al danno si aggiungerebbe la beffa: la conferma della procedura d’infrazione per deficit eccessivo.

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