Cronache

La «favola» delle marmitte

La «favola» delle marmitte

La pesante restrizione alla circolazione dei veicoli non forniti di marmitta catalitica, è un provvedimento demagogico e destituito di ogni fondamento scientifico. Difatti, esistono accurate analisi effettuate da vari istituti che dimostrano inequivocabilmente come la percentuale di benzene emessa dalle marmitte catalizzate nel traffico urbano (perché di questo stiamo parlando e non di autostrade) è assai superiore a quella emessa dagli scappamenti tradizionali. E questo per una semplicissima ragione. Il catalizzatore, ha bisogno di temperature d’esercizio comprese tra 300 e 900 gradi centigradi. Quindi, la sua efficienza è scarsa o praticamente nulla durante l’avviamento a freddo del motore e in condizioni di massima potenza. Nel traffico cittadino, con i continui arresti dovuti ai semafori o alle code, la temperatura ottimale si raggiunge chissà quando e senza contare i brevi tragitti, le fermate dopo poco percorso e via discorrendo.
Ma intanto in quel breve lasso di tempo, si è già avuto l’inquinamento che poi si rileverà. Le vecchie auto, invece, hanno sempre lo stesso tipo di combustione in qualsivoglia condizione di traffico. Non dimentichiamoci, poi, (lo dice l’Enea di Bologna) che le concentrazioni di polveri superiori ai 40 microgrammi al metro cubo non dipendono solo dalle marmitte ma anche dallo sfregamento dei freni e di tutte le parti in rotazione dell’auto (ergo, di tutte le auto!). In Germania, la catalizzazione delle auto non ha risolto il problema dell’inquinamento (Ministro Mattioli, Matrix, 4/10/05).
In realtà, con questi provvedimenti discriminatori e inutili (perché le centraline stanno lì a dimostrarlo), si spera di dare una mano al mercato asfittico dell’auto. Nulla, infatti, vieta di pensare (Andreotti docet) che anche a livello della Comunità Europea (tra parentesi, una nuova Unione Sovietica, secondo lo scrittore Bukoski, a 8 e mezzo) le direttive antinquinamento finalizzate alla rottamazione delle vecchie auto, siano pilotate piuttosto dai grossi interessi delle Case Automobilistiche, che non dalla preoccupazione di fare del bene alla Comunità.
Spiace che il sindaco e l’assessore Luca Dall’Orto abbiano la memoria corta. Sulla Repubblica (il Lavoro) del 3/11/2000 si legge (art. di Filetto, rubrica «Le città e l’ambiente»): «Più il traffico va giù, più i valori di ossido di carbonio vanno su. Più si chiude la città ai veicoli non catalizzati, più via XX Settembre diventa una camera a gas (...). L’ossido di carbonio ha avuto un incremento superiore al 100%. È passato da 1 a 3 microgrammi per ogni metro cubo d’aria. Proprio nella fascia oraria di chiusura ai non catalizzati».
Per favore, non mi si venga a dire che nel 2000 la situazione era diversa perché, in base ai dati di cui sopra, si viene a smentire chi vorrebbe far ricadere la colpa sulle marmitte non catalitiche. Eppoi, come la mettiamo col fatto che gli automobilisti penalizzati devono pagare lo stesso tutti i balzelli (e sono tanti), ma non possono usare l’auto praticamente per 5 giorni alla settimana? Si sono fatte delle prove o si è semplicemente dato per scontato che più un’auto è anziana (ancorché in ordine perfetto) più è potenzialmente inquinante? L’assessore Dall’Orto si preoccupi piuttosto del criminale abbattimento di tanti alberi, che prima o poi il Comune di cui fa parte, effettuerà. Lo sa lui che meno verde c’è, meno filtraggio dell’aria abbiamo?
Per finire, propongo questa prova. S’impedisca la circolazione (col sistema delle targhe alterne) a tante auto catalizzate quanto sono quelle diffidate (il calcolo presunto si può fare), lasciando però quest’ultime libere di circolare.

Poi, si controllino i valori delle centraline. Forse, a questo punto, si avranno, le idee più chiare!
Genova

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