Per favore non parlate più di Attali

Povero Jaques Attali, mai avrebbe immaginato di essere citato tanto abusivamente come in questi mesi in Italia. Tutta colpa del suo attuale presidente, Nicolas Sarkozy (di destra). Sua la brillante idea di affidare al celebrato economista (di sinistra), consigliere di un altro illustre inquilino dell'Eliseo, François Mitterrand (di sinistra), la presidenza di una «Commissione sui Freni alla Crescita», organismo bipartisan composto da cervelloni (di destra e di sinistra). In Italia l'idea piacque molto, più del dovuto e più che altrove, a causa della nostra nota esterofilia. Piacque soprattutto a destra, per via di certi incurabili complessi d'inferiorità verso la cultura (di sinistra). Da allora fu un'epidemia: il morbo di Attali scatenò in Italia, favorito da un endemico provincialismo, un «mal francese» della cultura bipartisan. Cominciò, appena eletto, il sindaco di Roma (di destra) Alemanno, che vide in Giuliano Amato (di sinistra) il suo «Attali de' noantri», che però declinò l'offerta. Ora finalmente è arrivata la «Attali alla milanese», voluta dall'assessore alla Cultura Finazzer Flory: un assortito areopago meneghino di 30 saggi, (per ora 28) di diversa estrazione, che si riuniranno fra gennaio e aprile all'abbazia di Chiaravalle. Il risultato finale, dice l'assessore, sarà un libro bianco per «liberare la cultura milanese da anacronistici vincoli di natura ideologica e burocratica». Forse cominciando col rinunciare al nome di Attali e all'aggettivo «bipartisan», entrambi ormai insopportabili a causa dell'abuso, si sarebbe fatto un primo passo verso la liberazione almeno dalla banalità e dal conformismo. Ma non importa. Quello che invece importa è scoprire che evidentemente la cultura milanese è oggi, e chissà da quanto tempo, prigioniera di «anacronistici vincoli di natura ideologica e burocratica», dai quali la sunnominata commissione dovrebbe finalmente liberarla. Vincoli di cui vorremmo sapere di più, giacché la denuncia ha una sua palese gravità.

Come si giustificano i predecessori di Finazzer Flory che evidentemente di quei vincoli non si sono curati? Nel frattempo sarebbe utile qualche informazione di più, modestamente concreta, su programmi, iniziative, eventi.

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