La Fed taglia i tassi Usa dello 0,5% ma è pronta a scendere ancora

Euforiche e speranzose, le Borse di Asia e Europa ieri hanno corso per tutta la giornata, aspettando il taglio dei tassi, e la Federal reserve non le ha deluse. Alle 19.15, ora italiana, come previsto, ha ridotto il costo del denaro di 50 punti base, all’1%, e ha anche abbassato di mezzo punto il tasso di sconto - quello cioè applicato ai prestiti diretti al sistema bancario - all’1,25%. Contrastata la risposta di Wall Street: il Dow Jones ha perso lo 0,82%, mentre il Nasdaq ha guadagnato lo 0,47 per cento.
Il tasso-base Usa è tornato così ai minimi degli anni ’50 e del giugno 2003. Paradossalmente, il livello del costo del denaro torna cioè ai livelli bassissimi dell’era Greenspan, a cui molti analisti imputano la responsabilità indiretta del dissesto dei mercati globali in atto dall’ agosto dello scorso anno. Proprio il fatto che il costo del denaro fosse a quei tempi ai minimi storici aveva infatti incoraggiato quelle operazioni fortemente speculative e l’ accensione di mutui particolarmente rischiosi il cui crollo ha finito per contagiare i mercati finanziari e l’economia reale. Ma per la Fed, che l’ha deciso all’unanimità, il taglio in questo momento è la risposta giusta al marcato rallentamento registrato dall’economia Usa. «Si è agito come era necessario fare», è scritto nel comunicato con cui ha ufficializzato la riduzione, per promuovere la crescita economica e la stabilità dei prezzi: e se necessario, la riserva federale è pronta a ridurre ulteriormente il costo del denaro. Il che avverrà a dicembre, sostiene il Financial Times. E il motivo è chiaro: come si legge nelle note del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, «permangono rischi per la crescita del Paese». In effetti, il prodotto interno lordo per il terzo trimestre, la cui stima preliminare verrà resa nota dal governo oggi, è stimato da molti economisti in territorio negativo, al -0,5 per cento. Altre previsioni danno un calo del 2,8% nell’attuale trimestre e un ulteriore ribasso per l’inizio del 2009. Il tasso di disoccupazione dovrebbe poi crescere sopra il 7%, dall’attuale livello del 6,1 per cento.
L’unica nota moderatamente positiva riguarda l’inflazione, che secondo il Fomc dovrebbe restare sotto controllo. «Alla luce del declino dei prezzi dell’energia e di altre materie prime e della debolezza dell’attività economica, è prevista un’inflazione moderata nei prossimi trimestri, a livelli coerenti con la stabilità dei prezzi».
Il taglio dei tassi, comunque, allenta le tensioni sul mercato interbancario che continua a beneficiare dei provvedimenti el governo e delle banche centrali: ieri la Bce, che con ogni probabilità il 6 novembre si unirà alla Fed sulla strada del taglio dei tassi, ha immesso liquidità per 210 miliardi di euro. L’Euribor, su cui si basano fra l’altro le rate dei mutui a tasso variabile, si è ridotto di due punti base al 4,83%: è il quindicesimo ribasso consecutivo.
E in Italia, domani potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri un decreto legge per rafforzare il patrimonio delle banche, in cui potrebbero confluire anche misure per le imprese, tra cui il Fondo di garanzia sui prestiti. Su questo oggi il leader degli industriali, Emma Marcegaglia, incontrerà il presidente del Consiglio: domani invece si farà il punto a un tavolo fra Abi e Confindustria. «La crisi è sicuramente globale e che sia recessione è una formula ottimistica», ha dichiarato ieri il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che ha incontrato prima il premier Berlusconi e poi gli altri ministri economici in una riunione al Tesoro, confermando infine l’«invarianza della finanziaria» in un comunicato ufficiale. Il che non vuol dire che non vi sia spazio per mettere in campo interventi a favore dell’economia: ciò che va invece evitato a tutti i costi, avrebbe spiegato il ministro ai colleghi, è il rischio di buttare via i soldi con misure spot. Il cantiere è aperto, ha confermato il premier Silvio Berlusconi, che punta a intervenire, oltre che in favore delle banche, anche per dare una boccata d’ossigeno al mondo produttivo e soprattutto alle famiglie.

L’obiettivo resta quello di mantenere «la finanziaria così com’è - ha detto - ma nulla vieta che vi siano margini per alcune modifiche». L’ipotesi che continua a essere in pole position è quella di detassare la tredicesima - che però ha molte controindicazioni, fa notare il ministero del Lavoro -, ma rispunta anche il bonus bebè.

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