Femministe Maschere, bandiere, striscioni e cori Ma in tutta Italia la festa diventa un flop

Sono partite subito divise e il risultato è stato più deludente delle attese. L’onda neofemminista del 13 febbraio si è spenta proprio nel giorno della donna. Da una parte le antiberlusconiane del comitato «Se non ora quando», dall’altro i collettivi femministi, più ortodossi e concentrati sul diritto all’aborto e sulla richiesta di via libera alla pillola Ru486. È mancato un messaggio forte, è mancata l’unità. Dalle prime è arrivato molto folklore ma i numeri non hanno avuto niente a che vedere con l’exploit del 13 febbraio. Insomma, una battuta d’arresto per il movimento che vede tra le promotrici la direttrice del Secolo d’Italia, la finiana Flavia Perina. Una quarantina di donne travestite da oche si sono presentate davanti al Campidoglio per rappresentare la leggendaria scena dell’allarme lanciato durante l’invasione dei Galli. Qualche minuto per esibire gli striscioni: «Non chiudiamo il becco», «Ci sono oche e oche», «Siamo oche starnazzanti per svegliare tutti quanti», ma la partecipazione non è stata esaltante, e quasi contemporaneamente i collettivi sfilavano in un’altra direzione, verso Campo dei Fiori, non lontano dal palco dell’Italia dei valori a piazza Navona. Ieri a Roma è stato tutto così: sit in distanti e separati.

Il comitato delle neofemministe ha seminato coccarde rosa sulle statue più importanti della città. Poi interventi dal palco di piazza Vittorio. Alcune centinaia di donne a Milano hanno chiesto le dimissioni del governo. Cortei anche in altre città, ma l’8 marzo non è stato il 13 febbraio.

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