Per fermare i poteri forti non andiamo alle urne...

Il potere si allinea alla sinistra e si fa perfino ecologista pur di dare una spallata al governo Berlusconi

Per fermare i poteri forti 
non andiamo alle urne...

Annusato il vento, il Potere è sceso compatto a sostenere i referendum, annunciando che andrà a votare, così vincono i sì. Perché si sa che a votare compatti vanno quelli che votano sì. I contrari non sono così scemi da votare no, aiutando i sì a raggiungere il quorum. Non ci vanno. I referendum ormai da anni vivono di questa asimmetria, non fate i furbi consigliando di andare a votare no. I Poteri suddetti passano dal Quirinale, la Corte Costituzionale, i grandi gruppi editorialile alleanze finanziarie che li sostengono, fino a ieri favorevoli alle liberalizzazioni e al nucleare. Più i comici e i cantanti. Infine si è accodato al fronte idraulico il subacqueo Fini, riemerso a pelo d’acqua appena ha saputo che si può nuocere a Berlusconi. Il Potere si allinea alla sinistra e si fa perfino ecologista pur di dare una spallata al governo. I miei figli trasportati dall’idealismo idrico votano sì. Su altri versanti i ragazzi di Casa Pound votano sì contro «le mani sporche dei privati». Dietro i puri sognatori di chiare fresche e statali acque, ci sono gli avvelenatori dei pozzi. I puri pensano di votare contro i pescecani e invece i pescecani votano come loro e usano il loro voto.

Così ci hanno servito il referendum all’acqua pazza. Un referendum idrocefalo ed emozionale. Deploravano il populismo demagogico del Cavaliere; ma questa sinistra acquatica, sostenuta dal Potere, è più demagogica di lui. Imbonitori d’acqua dolce, fino a ieri erano d’opinione opposta. Bersani beveva frizzante e privato, ora è apostolo dell’acqua naturale. Per Repubblica, ora il voto emozionale è bello, scrive la Spinelli. Buonanotte Lumi e voto secondo ragione. Il referendum è incentrato su un fiume di equivoci. L’invocazione di facciata è sacrosanta: giù le mani dall’acqua, bene primario di tutti e per tutti. Sora Acqua utìle et umìle. Giusto, benedetto, francescano. Poi ci pensi un attimo e dici: ma scusate, al di là dell’acqua delle fontanelle, quella che ci arriva a casa la paghiamo sì o no? E l’acqua che beviamo non ce la forniscono a pagamento i privati, in vetro o in pvc? Non è quello lo scandalo, che un bene primario abbiamo finito per pagarlo, anche quando è liscia e naturale, perché non ci fidiamo di quella erogata dagli acquedotti pubblici? E le aziende che gestiscono oggi acquedotti, falde, fogne e liquami vari non sono società per azioni, e gli azionisti non sono privati, magari anche stranieri? E allora contro che votiamo? Preferisco uno Stato che non gestisce un tubo ma impone ai gestori l’interesse pubblico. Perciò questo referendum è un buco nell’acqua. E poi, le liberalizzazioni e le privatizzazioni, non le avevano fatte i governi di centro-sinistra, anche regionali e non le sostenevano i corrieroni e le repubblicone? E negli acquedotti pubblici quanti sprechi, disservizi, tangenti e clientelismi, più racket degli invasi e mafia delle cisterne? Longanesi già negli anni ’50 diceva che l’Acquedotto pugliese dà più da mangiare che da bere. Ma poi l’acqua resta demanio pubblico, nessuno la privatizza. Cos’è allora questa idrofobia? In realtà sperano nell’acqua alta per annegare il piccolo Silvio e il suo governo.

Per questo io non la faccio complicata e dico: non vado a votare e spero che sia la maggioranza a non andarci, così salta il quorum. Anche il quesito sull’energia nucleare non mi persuade perché non ci fa uscire dal rischio nucleare ma ci rende più servi di chi la produce, dei Paesi che forniscono petrolio e gas, di petrolieri e lobby dell’energia alternativa.

E il quesito sul legittimo impedimento mi pare una bufala, perché sono i giudici a decidere se riconoscere o meno il legittimo impedimento. Che poi non significa fermare i processi ma consente solo di rinviare un’udienza per impegni di governo. E allora? Al diavolo il referendum, viva il sole; preferite l’acqua salata ai piranha d’acqua dolce.

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