Fermi sei ore E di agenti non c’è traccia

Sulle provinciali è il caos: camion e vetture immobili fino a tarda sera

Stefano Re

Segrate, ore quindici e dieci. Il ponte detto degli specchietti è una pista da sci. Non si ha traccia di spazzaneve, di polizia municipale. Seguono tamponamenti e frontali. Spuntano i vigili, arriva lo spazzaneve, viene chiuso il sovrappasso. Attorno è tormenta. Si sapeva da mercoledì, stando alle previsioni del tempo. Si sapeva da ieri mattina, stando alla logica. Negativo. Aumenta l’intensità della neve. Le vie che portano da Segrate verso l’Idroscalo, le uscite delle tangenziali, i viali di scorrimento sono un lunapark di automobili ferme. Tutte. Non c’è ancora traccia di polizia stradale e nemmeno della municipale. Fermi, alle diciassette e dieci, oltre il palazzone della Mondadori, lungo lo stradone che costeggia l’Idroscalo e conduce verso la Paullese. Passano i minuti, nessuna notizia se non quelle che arrivano attraverso i telefonini, da casa, parenti stretti e affini. Resto parcheggiato in coda eterna, a destra e a sinistra automobili, sopra e sotto la neve e il ghiaccio. Incominciano a salire contemporaneamente i nervi e l’asta della temperatura dell’acqua. Si abbassa, contemporaneamente, il livello del carburante. Smog a manetta, insulti in quantità industriale. Si fa buio, ancora nessuna notizia di vigili e simili, la coda è lunga una vita, non ci si muove di un centimetro, davvero. Una telefonata alla polizia municipale di Peschiera Borromeo serve a informarmi che «stiamo per uscire, tentiamo di portare viveri e bevande di soccorso. La Milano-Genova è chiusa, le tangenziali intasate, hanno riversato tutto il traffico sulle provinciali». Geniale. I semafori, stupidi pure loro, continuano a fare il loro lavoro, inutile: verde, giallo, rosso, aumenta la tensione, aumenta il fumo dei tubi di scarico. Camion e Smart, uniti, uguali, immobili.

È sera, sono le nove e mezzo, appare una luce intermittente, laggiù, è gialla, no è blu, viene in senso contrario, forse porta tè e pasticcini. Si incomincia a respirare, giù il finestrino, l’aria della provincia è bella fresca, continua a nevicare. Gennaio, duemila e sei. Cronaca vera. Alla prossima, senza vergogna.

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