Un Ferragosto d’austerity senza fuochi d’artificio (e Brera e Cenacolo chiusi)

Ferragosto, che desolazione. In città sono rimasti 500mila milanesi ma i negozi sono chiusi ovunque e in questi giorni fare la spesa diventa un’impresa. Per di più il centro è pieno di turisti ma il clima è quello dell’austerity più totale. Non ci saranno nemmeno i fuochi d’artificio al Castello Sforzesco. E la sera in giro è un mortorio: niente musica, niente iniziative, niente bar aperti, se non pochissimi temerari. Per avere un po’ di vita bisogna inventarsi qualcosa fuori porta, allontanandosi dal centro. Se Milano ha l’ambizione di diventare una capitale internazionale, se davvero vuole rilanciare il turismo ed essere all’altezza di un evento come Expo, forse è il caso che si organizzi un po’ meglio e non riproponga mai più agli stranieri menù di agosto deserti, serrande abbassate e lavori in corso nei negozi che cambiano gestione in vista dell’autunno. Come se non bastasse, quest’anno anche il Cenacolo e la pinacoteca di Brera restano chiusi. Il motivo? Agitazioni sindacali e proteste del personale contro i tagli alla cultura che, per le esposizioni temporanee, arrivano all’80 per cento, con conseguente cancellazione di gran parte degli eventi.

«Con quei tagli - interviene l’ex assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory - era in possibile mettere a punto una programmazione». Il suo successore Boeri si è reso conto che la cultura va rilanciata per non spegnere Milano d’agosto ed ha in mente di pubblicizzare gli eventi con depliant negli aeroporti.

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