Sa che la lista civica di Dario Fo può sottrargli voti. Sa che il Nobel presenta sue liste pure nelle nove circoscrizioni milanesi. Ma sa che il sommo giullare risponde picche alla richiesta di Rifondazione comunista di fare «marcia indietro». Un vero incubo la conquista di Palazzo Marino per Bruno Ferrante. «Gli servirebbe un colpo dala» osservano i supporter di Fo certi che «per vincere», lex inquilino della prefettura, «ha bisogno di Fo, determinante perché capace di attrarre trasversalmente».
E mentre i compagni di Rifondazione col successo elettorale riportato alle politiche rialzano il prezzo per la loro presenza nella coalizione - «deve fare i conti anche con il nostro 8 per cento» avverte Augusto Rocchi, segretario provinciale Prc -, il politologo Alessandro Amadori fa sapere che «il risultato di queste politiche non aiuta Ferrante: può rimontare se abbandona la figura del prefetto in aspettativa e se davvero darà limpressione di giocarsi tutto in politica, se davvero diventa il candidato sindaco del centrosinistra». Valutazioni che la dicono lunga sullo stato delle cose, sul futuro che attende lavversario di Letizia Moratti.
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