Ferrante si scopre «sessantottino»

L’ex prefetto: «Indossavo l’eskimo». E Fo lo attacca presentando la sua campagna: «È forte con i deboli e debole con i forti»

Ferrante si scopre «sessantottino»

Gianandrea Zagato

Sostiene che Dario Fo ha «la sindrome di chi perde». Afferma che il Nobel fa «polemiche sterili e indimostrate». E lui? Be’, Bruno Ferrante garantisce da sindaco per Milano «un futuro col sorriso sulle labbra, con la gioia e la felicità di chi sa vivere la città non di fretta e distrattamente». Quadretto di chi teme però il confronto con l’altro candidato delle primarie, «quel Fo che tutte le città intelligenti del mondo ci invidiano» come fa sapere il fotografo Oliviero Toscani, che firma la campagna elettorale del Nobel. Manifesti con un leit motiv: «Milano non avere paura, io non sono un moderato».
Già, Fo «non è un moderato» come Ferrante che «è forte con i deboli e debole con i forti» e Fo non è nemmeno un moderato alla Ferrante che «teme di dispiacere i cittadini che contano». Insomma, Fo non è un ex prefetto e dalla Stecca di via Confalonieri parla dei «contenuti della sua campagna», della «differenza di stile». Quella che, tra l’altro, vede l’ex rappresentante del governo disertare gli incontri con i cittadini e i comitati - «non sono strategicamente utili» dicono i suoi supporter - mentre on line tenta persino di accreditarsi un passato da sessantottino, di chi nel 1973 con laurea in giurisprudenza sbarca da Pisa a Pavia «a bordo della 500 con tanti libri di diritto e di storia» e, sorpresa, «con il vecchio eskimo, ricordo di tante manifestazioni sessantottine». Nota biografica inedita di Ferrante che non sorprende certo Fo ormai abituato ad ogni tentativo del suo competitor per accaparrarsi anche un solo voto in più alle primarie del 29 gennaio. Occasione dove Ferrante promette di presentarsi con la sua lista: «Porterà il mio nome, avrà un suo simbolo e una base programmatica». Quale? Traffico e qualità della vita, casa e lavoro, legalità e immigrazione ovvero una scaletta di buone intenzioni che insieme alla commedia delle primarie fanno sorridere il centrodestra.
«Prova che sono una presa in giro per i milanesi» commenta Maurizio Bernardo, vicecoordinatore regionale azzurro: «Ha ragione Fo quando mette alla gogna i metodi e lo stile di un’Unione che non c’è».

Farsa di chi, aggiunge Carla De Albertis, «invita la gente a sinistra a non votare» e per Milano, avverte il consigliere comunale di An, «non sarebbe che un bene». Che, paradosso, è condiviso pure da Milly Moratti, la terza competitor delle primarie del centrosinistra, quando sostiene la «necessità di superare le polemiche». Appello destinato però a cadere nel vuoto.

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