Ferrara - Immagini concitate (e di scarsa qualità) che propongono alcune fasi del presunto pestaggio di alcuni giovani avvenuto in una caserma dei carabinieri di Ferrara, in via del Campo, è apparso ieri in serata su alcuni siti, annunciato da Luigi Manconi, presidente dell’associazione A Buon Diritto.
Nelle immagini si vedono, in momenti diversi, due persone che cadono a terra, forse colpite, circondate da alcuni carabinieri in divisa; e un altro fermato nudo, poi avvolto in una coperta e portato via da personale di pronto soccorso sanitario. Manconi parla di un nuovo «caso di violenza all’interno di un caserma».
Il video è nel fascicolo dell’inchiesta aperta dalla procura di Ferrara per lesioni contro un carabiniere e per resistenza a pubblico ufficiale contestata a quattro giovani. Il filmato riguarda i fatti accaduti il 24 febbraio scorso (e riferiti allora da mezzi di informazione) quando i quattro, dopo essere stati arrestati in stato di ebbrezza per resistenza a pubblico ufficiale, furono trattenuti per ore in caserma. «Ma uno dei fermati - spiega Manconi - ha subito pesanti maltrattamenti e violenze e colpi inferti con manganello a opera di uno, e forse non solo uno, appartenente all’Arma. Le immagini, riprese da una telecamera di sorveglianza installata nei locali della caserma, sono impressionanti: un giovane uomo, ammanettato, totalmente inoffensivo e non in grado di difendersi, è aggredito, colpito con lo sfollagente, buttato per terra. Proverà a rialzarsi per due volte e per due volte sarà colpito. Senza che alcuno gli presti soccorso. Si tratta, giova ricordarlo - sottolinea - di una persona affidata a un apparato dello Stato, all’interno di una caserma dello Stato, che ne deve garantire l’incolumità». Per concludere: «Come le cronache dolorosamente riportano con frequenza crescente, dobbiamo dire che non si tratta affatto di un caso isolato».
Sul caso la procura di Ferrara, pm Barbara Cavallo, ha subito aperto un’inchiesta, ordinato una perizia per pulire le immagini, e ora si dovrà determinare se vi siano responsabilità da parte dei militari (non solo l’unico già indagato) o se le loro azioni siano state innescate dalla resistenza dei giovani, trattenuti per tre ore, in un clima di tensione e di «guerriglia» causata da loro (uno si era denudato, uno si era ferito a un braccio e sanguinante rincorreva i carabinieri per infettarli) come aveva sottolineato Alberto Bova, legale del carabiniere indagato, che aveva aggiunto come il video non facesse trasparire nessun atto violento. Secondo quanto riferito a suo tempo da uno dei legali dei giovani, Barbara Simoni, nell’integrale del video a disposizione della magistratura si vedrebbe un carabiniere che con un manganello in mano prima carica il gesto e poi colpisce un ragazzo seduto e ammanettato. Quindi si vedono altri carabinieri, da identificare, in ginocchio su un altro ragazzo.
Il primo carabiniere, ora indagato per quel colpo di manganello, è stato riconosciuto dallo stesso legale, perché lo aveva assistito come parte civile in altri episodi di arresti per resistenza. Dopo aver visto il video e riconosciuto il militare indicandolo, ha scelto di assistere i ragazzi.
L’avvocato Bova aveva sottolineato che tutto è avvenuto dopo che i quattro ragazzi fuori controllo avevano aggredito i carabinieri e provocato danni, ferendo gravemente cinque militari. Per i giovani, che risiedono nella provincia di Rovigo, è pendente in tribunale il processo per direttissima, fissato all’11 maggio in attesa degli sviluppi della nuova inchiesta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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