Dalla Ferrari alla Deutsche Bank

Sono stati soprattutto i frutti del petrolio, in questi anni, a far salire i profitti dei Paesi arabi e a spingere la propensione di questi a investire in Europa e nel mondo. Tuttavia non tutti gli investitori arabi, va detto, seguono per gli investimenti l’ortodossia islamica. In Italia ci fu il famoso precedente, negli anni Ottanta, dell’ingresso dei libici della Lafico nella Fiat: in un momento di profonda crisi, esso contribuì a sostenere il gruppo. Negli anni recenti gli stessi libici, con diversi veicoli finanziari, sono diventati soci importanti di Unicredit (di cui la Banca centrale possiede il 4,6%) e della Juventus (la Lafico ha il 7,5%). Il fondo Mubadala di Abu Dhabi è presente in Italia nella Ferrari (5%) e nella Piaggio aereo (35%); si è parlato anche di un suo ingresso in Finmeccanica, con la quale esistono già delle partnership industriali. Un altro emirato, Dubai, è socio di Deutsche Bank attraverso il proprio fondo Difc, che possiede il 2,2%.

Un altro emirato ancora, il Qatar, ha recentemente acquistato una quota della Volkswagen, con la prospettiva di diventare il terzo azionista del gruppo automobilistico che comprende anche Porsche. Lo stesso fondo del Qatar lo scorso anno ha acquistato anche quote del Credit Suisse.

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